I Migliori 5 film sulla pena di morte

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3. Dead Man Walking diretto da Tim Robbins  (1995)

Dead Man Walking

Un condannato a morte riceve la visita di una suora (Susan Sarandon); il suo caso è disperato, manca poco al giorno dell’esecuzione. Matthew Poncelet (Sean Penn), un bulletto di periferia, razzista e strafottente, insieme ad un suo complice, avrebbe ucciso una coppia di giovani fidanzati sorpresi in un boschetto e lo avrebbe fatto con una ferocia inaudita, dopo aver violentato la ragazza. Continua a professarsi innocente e scarica tutta la responsabilità sul presunto complice, che “se l’è cavata” con l’ergastolo perché ha avuto un difensore migliore. La suora, pur nutrendo fin dall’inizio sospetti sulla dichiarazione di innocenza del giovane condannato, fa di tutto per rinviare il giorno dell’esecuzione, in attesa di un riesame del caso. Tutti i tentativi sono vani. La famiglia di Poncelet accoglie la suora con diffidenza, lamentandosi che per colpa di Matthew adesso tutti i vicini li odiano ed i fratelli minori del condannato sono vittime di ingiurie e bullismo a scuola. Non bastasse questo, Suor Helen, per nulla aiutata da Poncelet stesso, che in una intervista televisiva si dichiara razzista e terrorista, deve anche subire l’ira dei genitori dei ragazzi trucidati che si sentono beffati dal tanto interesse che lei riserva ad un assassino piuttosto che alle vittime dei suoi crimini. Si aggiunga poi a tutto questo il poco apprezzamento della famiglia di Helen per tutta la vicenda, e il fatto che le povere bambine nere, delle quali normalmente si occupava a tempo pieno, ora la scansano in quanto amica di un loro nemico.

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2. Monster diretto da Patty Jenkins (2003) 

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Aileen Wuornos (Charlize Theron) è una prostituta. Un giorno, entrando per errore in un locale gay, incontra Selby, una giovane donna lesbica, non accettata dai suoi genitori. Il primo approccio non è un idillio, ma Selby le offre di passare la notte da lei, solo amichevolmente e non avendo altro posto dove andare Aileen accetta. Quel pomeriggio Aileen era stata sul punto di suicidarsi, e prende quell’incontro come un “segno” del destino; da quel momento accetta di vedere Selby, e le si affeziona cominciando con lei una vera e propria relazione. Aileen continua comunque a prostituirsi, per sopravvivere, arrivando addirittura a essere stuprata da un cliente, ma riesce a liberarsi e a ucciderlo, lasciando Selby all’oscuro dell’accaduto. Vanno a vivere insieme ma si ritrovano spesso senza soldi, stavolta Aileen decide di chiudere con la professione e di andare alla ricerca di un lavoro, ma la mancanza di un curriculum, nessuna esperienza e i modi non perfettamente gentili e composti glielo impediscono. Decide così di ricominciare la vita che da quando aveva 13 anni faceva, la vita della prostituta, unico modo per Aileen di vivere e unico modo per permetterle di mantenere la sua vita con Selby; vita per cui è disposta anche a uccidere per avere. L’unica cosa bella, l’unica cosa che le impedisce di togliersi la vita.

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Una pellicola che induce lo spettatore a una profonda riflessione sulla natura e sul giudizio nei confronti del prossimo, lasciando un segno profondo nella mente di chi decide di visionare questa pellicola senza abbandonarsi a pregiudizi e opinioni troppo estreme. Un’opera resa grande dall’impressionante capacità della protagonista, Charlize Theron che per questo ruolo è stata premiata con l’Oscar. La nota attrice sudafricana si è sottoposta a estenuanti ore di trucco, apparendo sullo schermo imbruttita e ingrassata di 15 kg, rendendola totalmente irriconoscibile.

L’elemento più sconvolgente è che l’intero film non è altro che la fedele trasposizione degli ultimi momenti della vita di Aileen Wuornos donna realmente esistita accusata dell’omicidio di sette uomini che venne giustiziata tramite iniezione letale il 9 ottobre 2002, dopo 12 anni trascorsi nella prigione di stato di Raiford, in Florida.