La Ragazza Nella Nebbia, la recensione del film d’esordio di Donato Carrisi con Toni Servillo

Esordio alla regia per lo scrittore Donato Carrisi che porta al film il suo penultimo romanzo di successo. Un thriller torbido che presenta atmosfere "lynchane" con un cast d'eccezione.

la ragazza nella nebbia
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LA RAGAZZA NELLA NEBBIA – Dalla carta stampata al cinema, un passaggio che da sempre si porta dietro polemiche sulla fedeltà dell’adattamento. Chissà cosa accadrà in questo caso, per ora unico, in cui lo scrittore è anche il regista dell’adattamento filmico. Intanto merita una promozione Donato Carrisi per il suo primo film, La Ragazza Nella Nebbia, seppur con riserva. Le opere prime difficilmente sono esenti da difetti di ogni genere. Se poi la storia da dover dirigere è altamente complessa, vien da sé che è necessaria una certa esperienza dietro la macchina da presa. Anche se alcuni momenti del film ci lasciano ben sperare, tra immagini tanto evocative quanto simboliche come quella del terribile finale.

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LA RAGAZZA NELLA NEBBIA – L’ispettore Vogel è rimasto coinvolto in un incidente dal quale ne è uscito completamente illeso ma non ricorda cosa sia successo. Tantomeno di chi sia il sangue sopra ai suoi vestiti. Inizia così un lungo racconto che ci porta a pochi mesi prima, nel ridente paese di Avechot; una cittadina sconvolta dalla sparizione improvvisa di Anna Lou, una sedicenne tutta casa e chiesa. Le indagini coinvolgeranno proprio Vogel, un fantastico Toni Servillo, insieme ai suoi metodi poco ortodossi e molto legati all’esposizione mediatica di ogni suo caso. La ricerca del rapitore è iniziata, ma le acque di Avechot sono molto più torbide di quanto si pensi.

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LA RAGAZZA NELLA NEBBIA – La Ragazza Nella Nebbia si inserisce nel cinema di genere riuscendo però a trascendere il thriller così com’è, offrendo molti spunti di riflessione tutt’altro che banali. In primis, la morbosità presente nei media rispetto alla cronaca nera. Un vero e proprio attaccamento volto a scavare nel profondo di ogni singola persona direttamente interessata al caso, generando di fatto un vero e proprio “business del crimine”, come lo definisce il regista. Dall’altro lato, Carrisi vuole indagare il male insito in ognuno di noi e sulla sua banalità di arendtiana memoria. L’innocenza viene violata in ogni sua forma ne La Ragazza nella Nebbia. Nessuno ne esce pulito, tutti sono macchiati di una colpevolezza difficile da sopportare. L’orgoglio ferito, l’avidità, l’accidia; chiunque ha qualcosa da nascondere.

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LA RAGAZZA NELLA NEBBIA – Inevitabile pensare a Twin Peaks, anche già dai titoli di apertura che mostrano quel cartello di benvenuto in legno. Richiamo dato anche dal bosco che circonda Avenchot, privo tuttavia del sovrannaturale che caratterizzava la cittadina di David Lynch. Le atmosfere dunque caratterizzano La Ragazza Nella Nebbia ma non sono il suo punto forte. Il film di Carrisi si concentra sui personaggi, sull’intreccio, lasciandosi andare a qualche virtuosismo di troppo che, insieme ad una recitazione non propriamente azzeccata (escludendo Servillo e Jean Reno), rende tutto un po’ troppo artificioso. Ma, come detto, si tratta di errori che potrebbero essere corretti con l’esperienza, cosa che ancora manca a Carrisi. Non manca invece l’abilità di scrittura, laddove si avesse bisogno di conferme. Chi ha letto il libro resterà soddisfatto di questo pregevole adattamento. Viceversa, non tutti i neofiti potrebbero apprezzare in toto questo film.

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RECENSIONE
VOTO
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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