“E mentre tutto andava a rotoli, nessuno ci faceva granché caso”
Le parole di (Nothing but) Flowers dei Talking Heads introducono il celebre romanzo American Psycho dello scrittore americano Bret Easton Ellis.
Fin dal principio è quindi evidente l’importanza che l’autore dà alla musica e alla cultura pop degli anni Ottanta in questa sua opera del 1991.
Patrick Bateman è uno yuppie di Wall Street, ricco, bello e superficiale. Ama la cocaina, i locali alla moda, i vestiti eleganti e la musica. Queste piccole ossessioni quotidiane si alternano magistralmente con la violenza e la follia omicida del misterioso protagonista.
Per stare al passo coi tempi, e per vantarsene con amici e colleghi, Bateman acquista sempre nuovi dispositivi per la riproduzione musicale.
In una delle prime scene del libro, descrivendo il proprio soggiorno, presenta l’impianto stereo con lettore Cd, mangianastri, equalizzatore e amplificatore Sansui. Vi inserisce poi l’ultimo disco dei Talking Heads.
Nel raccontare la vita mondana del protagonista nei locali più famosi di Manhattan, Ellis inserisce molti riferimenti musicali.
Dai diffusori del Pastels si sentono The Ronettes e TheShirelles, noti gruppi femminili anni Sessanta. Poi ecco I feel free di Belinda Carlisle con i volumi altissimi del locale notturno Tunnel, ma Bateman preferisce Janet Jackson. Seguono il remix di New Sensation degli INXS che diventa poi Devil inside.
In un’altra scena un collega canticchia in ufficio Sympathy for the devil dei Rolling Stones. Nel sovraffollato Deck Chairs si sente poi una versione New Age di White Rabbitdei Jefferson Airplane.
Patrick viene trascinato nel New Jersey al concerto degli U2. Durante il live ha una visione del frontman Bono che gli comunica un semplice messaggio: “Io sono il demonio e sono identico a te”.
Nel romanzo il ruolo della musica non si limita a queste brevi comparse, ma ci sono interi capitoli dedicati in cui Bateman si dimostra un maniacale appassionato ascoltatore.
Nel primo di questi capitoli vengono raccontati e analizzati i Genesis. Il protagonista è un fanatico della band dall’uscita di Duke, poiché sostiene che gli album precedenti al 1980 siano troppo intellettuali. Segue poi una dettagliata analisi di tutti gli album successivi della band, con cenni anche sulla carriera solista di Phil Collins.
Nella seconda divagazione a tema musica troviamo Whitney Houston, cominciando con una descrizione del suo omonimo album del 1985. Bateman elogia voce e bellezza della cantante e ci racconta traccia dopo traccia anche il secondo album Whitney. Infine la definisce come “la voce nera più eccitante e originale del jazz della sua generazione”.
In conclusione, nel terzo capitolo musicale, il protagonista ci parla di Huey Lewis and the News e del loro rock-pop. Dopo un acerbo imperfetto album d’esordio la band, secondo Bateman, raggiunge ottimi risultati con gli album Sports e successivamente Fore! del 1986 in cui esprimono tutte le loro potenzialità artistiche.