11) Babaodok, di Jennifer Kent
Un piccolo gioiello del cinema horror, atipico per certi versi, bellissimo nella sua interezza e nel suo significato di fondo. Una vedova vive con un bambino problematico. Suo maritò morì in un’incidente mentre la stava portando in ospedale per partorie. Sensi di colpa, depressione ma soprattutto sconforto: questi sono i sentimenti che caratterizzano il rapporto che Amelia ha con il piccolo Samuel. Tutto si complica quando viene rinvenuto misteriosamente un libro nella libreria della loro casa. Un libro apparentemente innocente che però risveglierà un demone, Babadook, attraverso una poesia. Un po’ come accadeva nel cult di Wes Craven “Nightmare“. Qui però non siamo di fronte ad uno slasher. Qui siamo di fronte ad un horror psicologico dai mille risvolti e dalle mille interpretazioni. Un dramma che racconta l’elaborazione di un lutto. Ogni inquadratura ci mostra un disagio, da quello psicologico che affligge il bambino, a quello depressivo che affligge la madre. Cresce la paura per questo essere che si nasconde sotto al letto o dentro l’armadio. La proiezione delle paure di un bambino che va a coinvolgere anche un genitore fragile, trascinando nel terrore un nucleo familiare spezzato. Si potrebbero scrivere pagine e pagine su Babadook, con riferimenti alla psicanalisi, e si potrebbe analizzare all’infinito. Intanto, possiamo dirvi che Babadook è un film che sa come far riflettere lo spettatore, costretto a non fermarsi alla semplice messa in scena. Un horror psicologico incorniciato da un dramma familiare.