Che la svolta prog dei Primus fosse in corso se ne aveva già il sentore, dopo quel Chocolate Factory del 2014. Il concept di sonorizzare un racconto per bambini con il folle stile musicale del trio californiano fu un interessante esperimento allora. Ma a distanza di tre anni, riproporre la stessa formula non riscuote lo stesso successo.
Intendiamoci, The Desaturating Seven non è un brutto disco. Ma se sei un fan dei Primus e ascolti un album senza linee di basso funamboliche e controtempi di batteria folli, è una bella botta.
Difatti per quest’ultimo lavoro, Les Claypool e soci abbandonano il loro sound originale in favore di un prog-rock psichedelico, che meglio sorregge l’arco narrativo dell’album.
La storia prende spunto dal libro “I coboldi degli arcobaleni”, libro per bambini del 1977 ad opera dell’udinese Ul De Rico. Il basso di Claypool dirige l’orchestra in tutti i sette brani. Non ci sono i virtuosismi a cui siamo abituati, lo strumento è un semplice ponte di narrazione della storia, a volte distorto con loop congiunti alla chitarra lisergica di Larry LaLonde. Stesso discorso per la batteria, il drumwork di Tim Alexander è sempre incisivo e costante, ma non lascia spazio alle improvvisazioni tipiche del batterista dei Primus.
Il problema di quest’album, detto brutalmente, è che è noioso.
I brani più orientati verso il prog come The Dream, The Treko The Seven risultano spesso ripetitivi e piatti, a tratti dimenticabili.
Una delle poche note positive del disco infatti, è che i numerosi loop all’interno dei brani possono lasciare spazio in sede live alle numerose Jam improvvisate, a cui il gruppo ci ha spesso abituato.
L’atmosfera che pervade il disco richiama spesso e volentieri il surrealismo vaudevilliano dei Residents (tanto cari a Claypool), dai quali un album del genere sarebbe stato più plausibile. Ma non dai Primus.
In sintesi, un disco sperimentale, che nella sua mezz’oretta scarsa risulta un contentino dato ai fan in attesa del prossimo, inevitabile, tour promozionale. Peccato.