La voce off di Henry (Ray Liotta) che ripercorre i capitoli della sua vita. Cresciuto tra le strade di Brooklyn, la sua unica vocazione è: fare il gangster. Si fa strada tra le figure di spicco della mafia newyorkese insieme ai suoi amici James Conway (Robert De Niro), Tommy DeVito (Joe Pesci).
Uno dei migliori gangster movie mai prodotti, è l’analisi di un’antropologia mafiosa e della delinquenza italoamericana di quegli anni: trent’anni di rapine, omicidi, contrabbando e carcere ma anche di pranzi in famiglia.
Tra la precisione maniacale di James che svolge la sua attività criminale come fosse un mestiere come un altro, la follia efferata del buffo Tommy e la passione per la droga e per le donne di Henry, Scorsese descrive le regole di un mondo mafioso che illude e disillude.
Quando i ragazzi decidono di farti fuori lo fanno in silenzio, non te ne accorgi nemmeno , sei morto e basta. E magari quello che ti deve ammazzare viene avanti con il sorriso, è è uno che fino a pochi giorni fa era tuo amico…
2. Toro Scatenato (1980)
Il biopic scorsesiano su Jake LaMotta (Robert De Niro), ritratto raffinato e profondo del pluri-premiato pugile del Bronx. L’interpretazione valse il primo Oscar al nostro Bob e a Thelma Schoonmaker per il montaggio.
L’ascesa e la discesa di un campione, “il Toro del Bronx”, raccontata attraverso inquadrature in soggettiva che ingigantiscono i colpi sul ring: lo spettacolo iperrealistico della boxe in bianco e nero. Una figura che distrugge e si autodistrugge, che porta con sé la violenza del ring anche fuori dalla lotta, corrosa dalla gelosia per la moglie e dalle conseguenze di numerose scelte sbagliate.
Un capolavoro senza tempo e senza lieto fine tra le dolci note di Pietro Mascagni.
1.Taxi Driver (1976)
Dodici ore al volante e non riesco a dormire… Porco mondo! I giorni sono interminabili, non finiscono mai…
Un marines rientrato dal Vietnam si fa assumere come tassista notturno al Manhattan Cab Garage. La sua vita spazia tra notti insonni, cinema a luci rosse e tour solitari per le strade di New York. La voce off è lo specchio del pensiero di Travis Bickle (Robert De Niro).
L’alienazione e un’anima esistenzialista sono gli elementi che compongono questa compagine di specchi in cui Travis guarda un mondo che forse non gli appartiene: è un’individualità solitaria che girovaga su se stessa, un martire contemporaneo. Lo sceneggiatore Paul Schrader e Scorsese creano un’antieroe sartriano che fugge nella follia “..Ed ecco il senso della sua esistenza: è che è coscienza di essere di troppo”.
Se hai apprezzato “I migliori film di Martin Scorsese”, potrebbero interessarti anche: