L’ultimo lavoro in studio del cantautore romano è un album dal contenuto variegato e originale, testi intelligenti e ottima musica. La title track Acrobati esprime lo spirito dell’intero disco, con Silvestri che porta in volo l’ascoltatore per fargli osservare il mondo da un nuovo punto di vista. Dall’amara attualità di Quali alibi al giro del mondo della traccia d’apertura La mia casa, fino alla conclusione con Alla fine, l’artista riesce a convincere e coinvolgere.
Le collaborazioni con Caparezza, Diego Mancino, Diodato, Roberto Dell’Era, Funky Pushertz e molti altri musicisti vanno a impreziosire i 18 brani del disco.
L’album è stato accompagnato dal tour di enorme successo, Acrobati in tour, partito dai teatri di molte città italiane per proseguire nelle serate estive dell’Acrobati Summer tour.
I Litfiba sono tornati, questa volta per davvero. Dopo l’album raccolta Stato Libero di Litfiba, che comprende i due inediti Sole Nero e Barcollo, e il sottotono Grande Nazione, la rock band fiorentina tira fuori dal cilindro un lavoro decisamente notevole.
Un disco deciso, in cui i testi e le parti vocali di Pelù convincono davvero, molto più che nel recente passato. La vena politica e sociale, che ha contraddistinto la band negli anni ’90, sembra essere tornata in grande stile.
Il rock dei Litfiba sembra aver ritrovato la giusta strada, con una title track sicuramente sopra le righe.
La formula di Elio e le storie tese è sempre la stessa: una vivisezione analitica della vita quotidiana e delle sue stranezze passa attraverso un filtro di ironia surreale e atterra su un tappeto di parodie musicali.
Come già suggerisce il titolo: Figgatta de Blanc è chiaro riferimento a Regatta de Blanc, secondo album dei Police.
Le parodie si aggirano attorno alla musica leggera anni ‘70/’80, bersagliando la disco music, il rock da stadio e il soul romantico.
I testi evidenziano contraddizioni, paure e assurdità della società moderna, con uno spirito che, seppur “adulto” rispetto ai primi lavori del gruppo, riesce sempre a chiarire il messaggio.
Particolare episodio è quello della canzone Ritmo sbilenco, all’interno della quale Elio e le storie tese inventano il regressive rock, e discutono meta-testualmente sulla complessità della musica come viene fatta oggi. Qui sono palesi i riferimenti a Yes, Jethro Tull e Genesis.
Quest’album di Elio e le storie tese, più che essere divertente o coinvolgente, rivela la straordinaria capacità tecnica e compositiva di una delle migliori band italiane.
Una band che la musica la capisce davvero, e la esplora dall’interno, allargandone le possibilità di album in album. E in Italia non sono molti a fare questo.