Pennywise è tornato ed è più spaventoso che mai.Tra paura e orrore, il nuovo It ripercorre il romanzo mostrandoci la meravigliosa storia di amicizia di King
It – la recensione- Si sa, le produzioni cinematografiche tratte dalla meravigliosa penna di Stephen King hanno sempre qualche problema. Che si tratti di acquisizione dei diritti (che vengono ceduti dallo scrittore forse fin troppo facilmente) o problemi di produzione, sceneggiatura e quant’altro, in questi anni di flop ne abbiamo visti ben più di uno. Ed è così che, dopo la ahimè disastrosa Torre Nera di quest’estate, è un piacere dire che It è un film riuscito.
Andres Muschietti è il regista di questo primo capitolo del remake di It che vede Bill Skarsgard nel ruolo di Pennywise, Jayden Lieberher nel ruolo di Bill, Finn Wolfhard nel ruolo di Richie, Sophia Lillis nel ruolo di Bev.
La trama è quella ormai famosa e viene ricalcata dagli sceneggiatori Palmer, Fukunaga e Dauberman quasi magistralmente. Addirittura vengono riprese delle battute del libro originale e recitate dagli attori così come sono. Eppure non pensiate che la storia venga ricalcata e lasciata esattamente così com’è, Muschietti riesce a staccarsi dall’originale quando e quanto serve per creare un film che non lascia mai spazio alla noia, ma risulta ricco di suspense e colpi di scena.
Ed è per questo il motivo per cui It piacerà sia agli amanti dell’horror, che avranno di che sobbalzare sulla loro poltroncina del cinema, sia agli amanti dello scrittore e del libro in particolare, poiché il film ammicca piacevolmente alla storia originale e i frammenti e le citazioni sono notevolissime. Persino il grande cambiamento d’epoca –il primo capitolo è ambientato negli anni ’80 mentre nel libro era a fine anni ’50– non risulta tanto fuori luogo nella complessità del film.
Pennywise è la terribile e mostruosa creatura che assume le sembianze di un pagliaccio. Da secoli ormai tormenta Derry e una delle sue ultime vittime è il piccolo Georgie, fratello minore di Bill Denbrough. Bill costruisce una barchetta di carta al piccolo, ricoprendola di cera per farla galleggiar bene e renderla resistente.
Georgie esce quindi a giocare e insegue la barchetta che corre e naviga veloce lungo la strada, finché essa non cade nel buco sotto il marciapiede. Ed è qui che una delle scene più famose del cinema horror si pone ai nostri occhi mostrandoci per la prima volta Pennywise. It ha in mano la barchetta ed è facile attirare il bambino con promesse dolci e false; quando Georgie allunga la mano per recuperare la barchetta It gliela morde e riesce infine a tirarlo con sé nelle fogne.
“Muschietti riesce a staccarsi dall’originale quando e quanto serve per creare un film che non lascia mai spazio alla noia, ma risulta ricco di suspense e colpi di scena”
Da qui poi la scena si sposta a otto mesi dopo e ci mostra la banda dei perdenti in tutti i suoi componenti: ai primi Bill, Richie, Eddie e Stanley si aggiungono poi Ben, Mike e Beverly. E qui il film mostra il suo lato forte.
il regista sceglie di farci conoscere i personaggi uno ad uno, analizzandoli in scene singole proprio come veniva mostrato nel libro e rendendoli così estremamente vicini a noi: percepiamo le loro paure, e tramite esse ci vengono raccontate le loro vite e il loro passato.
Da qui parte la loro vera avventura e, per aiutare Bill a ritrovare un Georgie ormai perduto, si uniscono insieme per affrontare le loro paure e si insinuano quindi nel sistema fognario di Derry per sconfiggere Pennywise.
Per chi aveva paura che l’It del 2017 non fosse neanche lontanamente paragonabile allo spettacolare Tim Curry del 1990 avrà di che redimersi. Bill Skarsgard ci fa conoscere un nuovo Pennywise, che rispecchia, come già si è ampiamente visto nei trailer, molto più fedelmente l’originale kinghiano e infonde inquietudine a tutta la pellicola.
Grazie alle tecniche più odierne vedrete It contorcersi per uscire da un frigorifero, uscire da una marionetta della dimensione di un libro e assumere forme mutevoli. Le sue apparizioni sono centellinate e forse proprio il vederselo spuntare quando meno lo si aspetta rende le sue brevi scene ancora più paurose. Insomma, è diverso dal 1990, poiché in quel film era praticamente solo Tim Curry a tenere in piedi la pellicola, mentre in questo remake è il gruppo di attori e di interpretazioni a renderlo forte.
Il difetto forse più grande lo si vede tuttavia nel finale. Sarebbe piaciuto, probabilmente, agli amanti del libro vedere più preparazione e trepidazione per la “caccia finale” al pagliaccio ballerino, e purtroppo questo manca.
Anche le modalità cambiano ma, probabilmente, se Muschietti ha deciso di tralasciare certi fattori è perché ha puntato di più sulla psicologia e sulle paure intrinseche nell’animo dei personaggi, e quindi ne vale la pena.
Il film fa centro perché rispecchia a pieno l’andamento psicologico della storia originale, e descrive a fondo la mentalità di ogni personaggio rendendo così questi bambini vicini a noi più che mai. Ed infine vi è da aggiungere che il grande protagonista non è It, ma sono i ragazzini del club dei perdenti, le loro vite, i loro problemi di infanzia.
Perché It non è una storia horror, non è una storia che fa tremare d’orrore, ma è una intensa e meravigliosa storia d’amicizia, che fa rabbrividire solo per la forza con cui questi ragazzi sconfiggono le loro paure, tutti insieme, uniti in un grande gruppo.