A sentire i membri della band, sembra che nessuno di loro fosse realmente convinto che una ragazzina in età preadolescenziale, nuda e parzialmente censurata da un effetto vetro rotto fosse il soggetto perfetto per la copertina del loro quarto album, intitolato Virgin Killer. A quanto pare, fu una scelta della casa di produzione.
Il frontman Uli Jon Roth , in un’intervista parecchi anni dopo il rilascio dell’album, rivelò di essersi abbastanza pentito di aver acconsentito ad una cosa del genere, definendola una scelta di cattivo gusto,il peggior gusto possibile.
Roth non era l’unico ad essere di quest’idea, visto che la copertina è stata al centro di parecchie controversie nel corso degli anni. Per l’esposizione, la cover fu censurata e l’album venduto avvolto in plastica nera, o direttamente con una cover diversa, raffigurante i membri della band.
L’album, inoltre, ha scalato ogni classifica dedicata alle peggiori copertine o a quelle più controverse. Come escluderlo da questa?
Album che per diversi motivi ha fatto sì che la band di Sacramento fosse scaricata dalla propria casa discografica, No Love Deep Web segna una grande svolta nelle sonorità dei DeathGrips, ma ad aver attirato la grande attenzione del pubblico è soprattutto l’insolita cover.
Molti album presentano in copertina un membro o più membri della band, ma solo su quella di No Love Deep Web c’è il membro di un membro della band. Nel senso che la copertina è proprio una foto che il batterista Zach Hill ha scattato al proprio pene, dopo averci scritto sopra con un pennarello NO LOVE DEEP WEB.
Nonostante Hill dichiarasse che la foto fosse a sfondo artistico, e nascondesse un significato tribale e spirituale, la cover nella versione fisica è stata censurata con una classica barranera adesiva, che può essere rimossa, mostrando così la foto originale in tutto il suo splendore.
Un disclaimer è presente sul sito web della band, avvertendo che solo i maggiori di 18 anni possono visualizzare l’album, mentre una cover alternativa, forse ancora più offensiva dell’originale, è stata rilasciata per ogni evenienza.
Genere: Experimental hip hop Anno di pubblicazione: 2012
1. Mayhem – Dawn of the Black Hearts (1995)
Se dovessimo stilare una lista intitolata Cose da NON fare quando scopri che il cantante della tua band è appena morto suicida, sicuramente nelle prime posizioni ci sarebbe qualcosa tipo Prendere la macchina fotografica e scattare delle foto al cadavere da usare come copertina dell’album. Molti musicisti sarebbero d’accordo con noi. Sicuramente non lo sarebbe Euronymous.
Il chitarrista e leader dei Mayhem, infatti, non solo fotografò il cadavere del cantante Dead (nome d’arte che calza macabramente), ma ,pervaso dall’euforia, telefonò al bassista Necrobutcher, comunicandogli che figata fosse e come finalmente Dead avesse deciso di fare qualcosa di veramente interessante. Necrobutcher, leggermente infastidito, decise di tagliare i ponti e non avere più niente a che fare con lui.
Nonostante avesse promesso, sotto le pressioni di molti, di sbarazzarsi della foto incriminata, Euronymous la passò di nascosto ad una casa discografica, che nel 1995 la usò come cover del live album Dawn of the Black Hearts.
A discolpa di Euronymous c’è da dire che non fu lui a prendere direttamente la decisione di usare l’immagine come cover, essendo morto in circostanze controverse nel 1993. Ad ucciderlo fu il suo ex figlioccio artistico Varg Vikernes, in arte Burzum, un personaggio che meriterebbe un approfondimento a sé, ma questa è un’altra storia.