5) Life – Non oltrepassare il limite, di Daniel Espinosa
Una squadra di astronuati a bordo di una stazione spaziale internazionale, entra in possesso di un campione organico rinvenuto sulla superficie di Marte. Dopo alcuni esperimenti la cellula organica reagisce. Si festeggia per la scoperta della vita extraterrestre, si festeggia anche sulla Terra dove i bambini di una scuola elementare nominano la piccola forma di vita Calvin. Ma Calvin non è un’innocua cellula, infatti cresce e industurbato si nutre di tutto ciò che trova diventando sempre più grande e aggressivo. Uno alla volta uccide tutti i membri della stazione spaziale.
Una pellicola che strizza l’occhio a Alien di Ridley Scott e La Cosa di John Carpenter, opere pilastro del fanta horror, a cui Life – Non oltrepassare il limite non è per nulla paragonabile. A partire dalla creatura che fa strage dell’equipaggio, tutto appare estremamente banale e prevedibile. Calvin, la temibile creatura per quanto spaventosa e letale risulta insignificante se confrontata con i mostri delle opere a cui è ispirata la pellicola. Una specie di “polpo alieno” che appare assolutamente ridicolo e insulso. In aggiunta i personaggi sono caratterizzati in maniera superficiale e troppo “canonica”, rendendoli piatti, scialbi, e poco credibili. In questo modo lo spettatore si trova impossibilitato a provare una qualche empatia o affezione a nessuno dei personaggi
Espinosa (Child 44) ha provato a stupire il pubblico con dei validi effetti speciali e un’ottima scenografia, disorientando lo spettatore con un’ambietazione in assenza di gravità. Aumenta così senso di smarrimento in cui i personaggi vengono spettacolarmente massacrati uno dopo l’altro. Tuttavia non basta, il risultato è mediocre, poco orginale e “insipido”, una brutta copia delle grandi opere del fanta horror.
(a cura di Francesco Russo)
4) La Mummia, di Alex Kurtzman
C’era tanta attesa per il reboot del famoso mondo dei mostri targati Universal, il Dark Universe: una serie di reboot appunto di quei film classici entrati nell’immaginario collettivo e che hanno segnato un genere importante come l’horror e che, salvo rari momenti, appare sempre più in declino.
Il battesimo del fuoco è toccato a “La Mummia“, alla sua terza apparizione sul grande schermo, con un film davvero poco credibile, a partire da TomCruise, apparso molto poco a suo agio nei panni del truffaldino soldato Nick Morton, che darà il via alla rinascita della malvagia Ahmanet, una conturbante Sofia Boutella che si confermerà con Atomica Bionda. In questo senso, proprio lei appare l’unica novità davvero degna di nota, regalando una buonissima prova.
Le scene grottesche non sono l’ideale per un “actioner” come Cruise e lo possiamo notare proprio dalla sua prova incolore. L’intento del regista Kurtzman, produttore di moltissimi blockbuster di spessore, era evidentemente quello di dare una svolta moderna strizzando l’occhio più al film del 1999 diretto da Sommers, mantenendo comunque un certo legame con il passato. Emblematica la scelta di coinvolgere altri personaggi del Dark Universe (che non riveleremo) in questo suo film. Una sorta di continuity che possa legare anche i futuri capitoli del reboot targato Dark Universe.
Il problema è che in “La Mummia” non funziona praticamente nulla. La perenne ambiguità dei personaggi rende difficile lo sviluppo di una qualsivoglia empatia. Troppi espedienti un po’ lasciati al caso e le varie citazioni a “Un lupo mannaro americano a Londra“, non lo rendono lontanamente vicino ad essere un buon film, tantomeno una buona CGI e la cura particolare delle scenografie. Troppo poco per rendere “La Mummia” un film effettivamente encomiabile. Ed è un vero peccato perchè le intenzioni della Universal meriterebbero un plauso. Volersi inserire con uno storico reboot nel cinema d’intrattenimento dominato ormai da cinecomis di dubbio gusto, è una scelta coraggiosa che andrebbe premiata. Ma per ora ci limitiamo a premiare l’intento e non certo la riuscita.