1. Brian Eno
Per parlare di Brian Eno è bene cominciare dall’inizio. Dapprima membro dei Roxy Music, il giovanotto inglese capisce già nei primi anni ’70 che la sua strada sarà la ricerca sul suono.
Per parlare di Brian Eno è bene cominciare dall’inizio. Dapprima membro dei Roxy Music, il giovanotto inglese capisce già nei primi anni ’70 che la sua strada sarà la ricerca sul suono.
Comincia a pubblicare album da solista, uno più complesso e ricercato del precedente, collaborando spesso con il chitarrista Robert Fripp dei King Crimson.
Il suo periodo d’oro inizia nel 1977, quando partecipa alla “Trilogia Berlinese” di David Bowie (Low, Heroes e Lodger) e soprattutto figura come co-autore della celebre Heroes. Nello stesso periodo produce album fondamentali dei Talking Heads.
Non è finita. Avete presente l’ambient, vero? Ecco, quella cosa lì l’ha inventata Brian Eno, con l’album Ambient 1: Music for Airports, le cui musicalità inseguono il preciso obiettivo di ricreare una determinata atmosfera (quella degli aereoporti, appunto) senza alcun fine di intrattenimento, che non sia quello di rilassare l’ascoltatore.
Nel 1981, poi, produce assieme a David Byrne l’album sperimentale My Life in the Bush of Ghosts, il primo album fatto interamente di campionamenti.
Questi sono solo alcuni esempi. Brian Eno non si è limitato a svolgere il tipico ruolo del produttore, cioè registrare musica per conto di altri, ma si è sempre impegnato attivamente per allargare i confini della musica corrente, dedicandosi alla produzione pop da un lato e alle sperimentazioni audio dall’altro, tenendo sempre ben presente le sensazioni che la musica deve suscitare nell’ascoltatore.