Recensione: Raw, il cannibalismo del vuoto generazionale

Raw
Condividi l'articolo

Raw è una pellicola horror francese che incentra l’intero costrutto narrativo su i falsi valori e sulla perdita d’identità; ma anche come la voce che ognuno ha dentro di sé, e che non può non essere ascoltata, possa recuperarla. Un’opera che non si schiera da nessuna parte, ma che si limita semplicemente a mettere in evidenza le contraddizioni che caratterizzano la società moderna. Un mondo che ha trasformato i valori delle persone in merci di scambio, per ottenere consensi da parte di una comunità che tende ad uniformare i corpi e le menti di tutti.

Un altro punto cruciale dell’intero film è l’alimentazione. Lo scontro tra una scelta di vita all’insegna della preservazione del regno animale e quella che da sempre caratterizza l’uomo ed i suoi reconditi istinti. Justine, ragazza timida e riservata, giunge al collage per studiare veterinaria e per fare della sua passione, una professione. Il suo mondo, fatto di scelte non convenzionali, che da sempre l’ha contraddistinta è destinato a scontrarsi inevitabilmente con quello di tutti i giorni; con un pessimo risultato per entrambi.

Raw

La ragazza, da sempre vegetariana a causa dei genitori, è costretta ad un rito d’iniziazione del college a mangiare carne. Viene così data origine ad una trasformazione interna irreversibile. Dopo aver assaggiato i tessuti e il sangue, Justine cambia carattere e viene improvvisamente afflitta da delle voglie incontrollabili. Desideri capaci di condurla in un baratro oscuro, quello del cannibalismo.

La belva, che da sempre ha tenuto sopita dentro di sé, è finalmente sveglia e libera di esprimere la sua natura in tutta la sua crudeltà e ferocia.

Un contrasto tra la parte interiore e più sincera delle persone, con quella della maschera e del perbenismo. Una critica contro la società di oggi e ai regimi alimentari che allontanano gli individui dalla loro vera essenza, portandoli a sopprimerla, fino all’inevitabile esplosione. L’uomo non è altro che un’animale, una belva fatta di istinti che si è addomesticata da sola e che ha imparato a stare al guinzaglio. Per questo non deve mai dimenticare le sue vere origini e i suoi bisogni primordiali. In questa pellicola i vegani ed i vegetariani vengono dipinti come degli ipocriti, dei falsi che hanno rinnegato solo superficialmente la loro essenza, per bearsi di uno stile di vita che non gli appartiene.

LEGGI ANCHE:  Viaggio nella filmografia di Peter Jackson - da Bad Taste a Lo Hobbit

Raw è un’opera che però non punta solo a criticare gli estremismi, ma che rivolge il suo dito anche contro la vita di tutti i giorni e verso tutti coloro che la società non tende ad emarginare. Durante la visione della pellicola infatti, potremmo assistere ad un gruppo di veterinari professionisti, pronti a scandalizzarsi davanti ad un vegetariano e la sua scelta, ma ad entusiasmarsi per un bagno nel sangue di qualche belva, in pieno stile Carrie – Lo sguardo di Satana (Brian de Palma). Una contraddizione evidente, nata dalla scelta di studiare e dedicare la propria vita ad aiutare gli animali e l’indignazione esagerata nei confronti di chi non vuole mangiare carne come tanti.

Raw

Justine, dopo aver abbandonato i suoi valori e vagato in un mondo a lei sconosciuto, incomincia ad aver fame e sete di sangue.

Quel sapore e quella consistenza tra i denti, diventano improvvisamente una droga, un modo per colmare quel vuoto esistenziale , che ormai l’attanaglia.Senza ideali in cui credere ed attenersi, l’uomo è vuoto e corroso internamente da una disperata ricerca di qualcosa, che possa soddisfare la sua fame d’esistenza. Se a tutto questo poi ci aggiungiamo anche un risveglio primordiale dell’essenze dell’uomo, otterremo la metamorfosi della protagonista, la perdita della sua maschera e il sopravvento della sua vera natura.

LEGGI ANCHE:  IT Capitolo 2, ecco lo spaventoso trailer finale

Raw è una pellicola tecnicamente curata, dalla fotografia magnifica che punta a turbare e a sconvolgere lo spettatore. Anche grazie ad una storia al limite del grottesco, ma con una profondità rilevante e non troppo facile da individuare. Un’opera che gioca molto con i colori, cupi ed accesi,e che porta su schermo dei contrasti cromatici accattivanti e belli da vedere. Parlando di questa pellicola inoltre non è possibile non menzionare Garance Marillier, capace di fornire un’ottima interpretazione giocando sull’espressione del corpo e del volto. Mette così in scena un personaggio convincente ed affascinante fin dall’inizio. Anche il resto del cast non è da meno. Ogni singola parte è ben curata e caratterizzata e gli attori che la interpretano svolgono un buon lavoro, rendendo tutto coerente e credibile.

Raw, proprio come Neon Demon (Nicolas Winding Refn) del suo stesso anno, parla di quella voglia irrefrenabile che viene da dentro, quella ribellione interna che non si dà pace; figlia di una condizione non più tollerabile. Quest’opera, insieme a poche altre, va a far parte di una schiera di pellicole di genere degne di nota. Un film capace di elevarsi al di sopra della media e al pattume dei giorni nostri.