5) Cape fear – Il promontorio della paura,diMartin Scorsese (1991)
Il suo unico intento è quello di perseguitare la famiglia del suo ex avvocato Sam Bowden: Max Cady è interpretato da un terrificante Robert De Niro sulla scia del villain originale interpretato da Robert Mitchum. Il tatuato e rozzo sociopatico scorsesiano non conosce la paura e la pietà e colpisce sia psicologicamente che fisicamente, invadendo la privacy familiare e seducendo la figlia adolescente. Martin Scorsese regala un’aurea quasi mitica al suo feroce antieroe.
“Io sono simile a Dio e Dio è simile a me! Io sono grande quanto Dio, Egli è piccolo quanto me! Egli non può essere al di sopra di me, né io al di sotto di Lui!”
Il thriller di Jack Lee Thompson aveva una struttura semplice e lineare in cui bene e male erano perfettamente distinguibili, mentre il remake scorsesiano si veste di un’atmosfera disincantata e mette sul banco degli imputati entrambe le parti: il Bowden di Thompson (Gregory Peck) è un uomo umile di spirito e ricco di valori che ha trasmesso alla sua famiglia, assolutamente distante dall’apparente equilibrio della famiglia Bowden del remake, in cui il male non risiede unicamente nella figura di Cady, ma si cela tra le conflittualità represse di un’ipocrisia di facciata.
Scorsese mantiene la struttura narrativa dell’originale e va a ricostruirne le tematiche, dal fanatismo malato alla punizione divina.
“La mosca” di David Conenberg è un film del 1986 tratto dal racconto omonimo di George Langelaan del 1957. Dallo stesso racconto fu tratto un primo adattamento cinematografico, forse meno noto, nel 1958. Tradotto in italiano con “L’esperimento del dottor K”, il film di Kurt Neumann, con protagonista Vincent Price, si dimostra troppo legato alle logiche di mercato del cinema hollywoodiano classico. Pur innestandosi nel filo horror/fantascientifico, il film mette in scena il classico contesto familiare, l’uomo virtuoso secondo le interpretazioni del “sogno americano”. Il finale ricerca il lieto finale, presenta un classico salvataggio all’ultimo minuto. Lo scienziato ritrovato sotto forma di mosca muore, vero; ma la donna viene salvata dalla prigionia e dalla possibile esecuzione per il presunto omicidio del marito. Avrebbe fatto molto più effetto un finale interrotto, con Price seduto sulla panchina, le grida dello scienziato/mosca in sottofondo, e la donna portata via senza alcuna possibilità di riscatto. Ma erano gli anni ’50, e nonostante ciò “L’esperimento del dottor K” rimane una piccola perla nel panorama horror kitsch americano, un B-movie che vale la pena vedere. “La mosca” di Conenberg, remake del film del ’58, si discosta non poco dall’originale nella narrazione degli eventi. Il racconto è presentato in maniera più coerente e logica con sé stesso nella componente fantascientifica, nonché riesce meglio ad esprimere la qualità horrorifica e grottesca della vicenda.Cronenberg usa il tuo talento visionario per creare una pellicola disgustosa, da brividi, come piace allo spettatore a cui punta. La mosca di Conenberg è un vero e proprio film cult, gioiello nel suo genere. Figlia degli anni ’80, la pellicola si dimostra caratterizzata da quel tocco trash che la rende irresistibile. Solo la presentazione del mostro/mosca vale la visione, un costume spettacolare alla Cronenberg. Uno di quei remake decisamente migliori dell’originale.Cronenberg con la sua opera, in generale, spiana la strada ad un genere grottesco dalle tinte horror di cui è tra i massimi esponenti, con un gusto per l’esagerazione.