Nel 1968 i Beatles sono ormai completamente immersi nel clima di rivoluzione culturale ed artistica che si sta diffondendo in tutto il mondo. Completamente influenzato dalla compagna Yoko Ono, famosa artista concettuale, John Lennon decide di inserire nel famoso White Album una composizione dai tratti sperimentali.
Revolution 9 è un pezzo di musique concrète, cioè una composizione che unisce parti registrate acusticamente con segnali sonori generati elettronicamente, e de-contestualizzando il tutto dai canoni classici della musica popolare.
La composizione, della durata di più di otto minuti, mostra le influenze di compositori d’avanguardia come Karlheinz Stockhausen e Edgar Varèse, e si costituisce come una sequela di effetti, voci manipolate con rumori di fondo e la ripetizione ossessiva della frase “Number 9”.
Revolution 9 è la canzone più controversa della storia del gruppo, e spesso non viene neppure considerata una canzone dei Beatles vera e propria.
10. L’ultimo concerto
Nel gennaio del 1969 i Beatles sono ormai in via di scioglimento, e decidono allora di esibirsi un’ultima volta, ma in modo memorabile. Così, il 30 gennaio di quell’anno, i quattro salgono sul tetto della Apple, la loro casa discografica, al numero 3 di Savile Row, a Londra.
Lì, accompagnati dal pianista Billy Preston, si esibiscono davanti ad alcuni spettatori (e “sopra” ai pochi passanti in strada), suonando diverse canzoni poi incluse nell’album Let It Be. Dopo neanche tre quarti d’ora vengono interrotti dalla polizia, che chiede loro cortesemente di far cessare il baccano.
“In quell’occasione la polizia mi ha proprio deluso” dice Ringo Starr “Mi aspettavo che arrivassero e prendessero tutti a manganellate”.