Un uomo (Shinya Tsukamoto), viene investito da Tomoo (Tomorowo Taguchi), che abbandona il ferito in un bosco. Quest’ultimo infetterà , essendo feticista del metallo, Tomoo, cercando di vendicarsi Difficilmente riassumibile, non è la trama ad interessarci, ma la componente visiva. Tsukamoto mette in scena un soggetto bizzarro in modo del tutto originale e innovativo (viene considerato il pioniere del cyberpunk nella settima arte). Iper-frenetico, violento e intriso di pulsioni erotiche incontrollabili, può ricordare il cinema di Cronenberg a livello tematico. Tsukamoto, oltre ad interpretare il ruolo dell’antagonista, dirige, scrive, monta, scenografa, co-fotografa e produce il film. La pellicola ha due sequel: Tetsuo II: Body Hammer e Tetsuo: The Bullet Man, entrambi diretti da Tsukamoto stesso.
Ottimo esordio alla regia per Del Toro in un fantasy che già presenta molte delle tipiche suggestioni dei suoi film successivi (vampirismo, immortalità , antiquari, amuleti, insetti e altre amene mostruosità ). Sorprendente perizia tecnica e grande ispirazione scenografico-luministica per una storia interessante che, nonostante perda qualche colpo nella seconda parte (ad eccezione del superbo finale), permette al regista di mettersi sin da subito in mostra, tanto che di lì a poco verrà chiamato ad Hollywood per dirigere Mimic. Il volto di Ron Perlman è tutto un programma e, già da solo, varrebbe la visione. Pochi si sarebbero aspettati quest’anno il trionfo a Venezia dell’autore messicano, il cui Leone d’oro rappresenta senza dubbio anche un premio per una brillante carriera all’insegna del fantastico.