Questo è un album degli U2, e siamo nel 1985. No, sul serio. Wonderful Wonderful dei Killers suona esattamente come suonavano gli U2 a metà anni ’80, con giusto qualche tastiera e qualche sintetizzatore in più.
Brandon Flowers canta come Bono Vox, gli estemporanei interventi di chitarra di Dave Keuning sembrano quelle di The Edge.
Le musicalità oscillano tra new wave ed heartland rock, dando vita a canzoni sentimentali ed appassionate come quelle di The Joshua Tree, album degli U2 del 1987.
Motivo per cui, raggiunta la quinta traccia dell’album, ci si è già fatti un’idea di come sarà il resto e non ci si aspettano più grandi sorprese.
E grandi sorprese infatti non ci sono, in questo album dei Killers.
Le preponderanti similarità con il gruppo irlandese coprono più o meno tutto, distogliendo l’attenzione dalle tematiche affrontate e dalla validità intrinseca delle composizioni.
Le quali sono, dopotutto, anche discrete: canzoni come The Man, Run for Cover e Out of My Mind funzionano benissimo, sono perfetti pezzi da radio che rivelano una band matura, capace ancora di sfornare successi ma ora in preda ad un piglio nostalgico che anticipa l’arrivo della mezza età.
The Calling è la migliore canzone dell’album, ed è l’unica che sembra essere rimasta fuori dall’influenza U2.
Difficile dire se Wonderful Wonderful possa essere apprezzato o meno dai fan dei Killers, o se viceversa possa essere apprezzato dai fan degli U2. Non è un cattivo album, e anche se non brilla per originalità fornisce dopotutto un ascolto piacevole.
Con una mentalità aperta, insomma, può essere apprezzato.
Agli altri, ai nostalgici dei Killers della prima ora, quelli di Somebody Told Me e Mr. Brightside, quelli del post-punk revival di metà anni ’00, non resta che ascoltare questo album con un filtro. Marchiarlo come l’album della “fase U2” dei Killers, ed augurarsi che la band di Brandon Flowers non prosegua su questa strada.