2. Diario di un curato di campagna di Robert Bresson (1951)
Un giovane prete malato di cancro tiene un diario in cui riversare le proprie sofferenze, alimentate dalle difficoltà ad entrare in contatto con gli ostili membri della comunità in cui vive. Una soffertissima opera di dolore e solitudine, condotta col consueto rigore stilistico ed espressivo da Bresson. L’aspirazione del curato ad una vita retta e misericordiosa, a prescindere dagli innumerevoli ostacoli fisici e spirituali che gli si pongono davanti, è quanto di più fedele possa esserci alla natura umile e nobile della morale cristiana.
1. Ordet di Carl Theodor Dreyer (1955)
La fede di una famiglia di contadini ed in particolare del padre di famiglia Morten è messa in crisi dalla morte per parto della moglie del primogenito, mentre il fratello Johannes, convinto di essere Gesù Cristo, vaga farneticante per le campagne. Forse però, non è lui ad aver mal compreso il messaggio divino. Il penultimo film di Dreyer è senza ombra di dubbio una delle opere più potenti sulla forza e la natura stessa della fede. L’indescrivibile finale ne è la più alta ed affascinante rappresentazione cinematografica. Un capolavoro imprescindibile che non può mancare nel bagaglio culturale di qualsiasi essere umano, religioso o non.