Il film drammatico erotico, composto da due volumi, scritto e diretto da Lars von Trier lo avete già trovato qualche settimana fa nella nostra lista dei migliori film sul sesso. Ma un film del genere non può mancare quando si tratta di perversioni. Nymphomaniac chiude la trilogia sulla depressione che ha visto il regista danese dirigere in successione Antichrist e Melancholia con una riflessione sulla sessualità, in una sorta di summa del suo cinema.
I due film esplorano la scoperta dei desideri sessuali e la vita erotica della ninfomane Joe, dalla nascita fino ai 50 anni, al suo incontro con l’anziano Seligman, che trova a terra il corpo insanguinato della donna e la soccorre portandola nel suo appartamento. Un film sulla perversione sessuale portata all’estremo.
L’amante, 1992
Un altro film su una relazione erotica tra una minorenne e un uomo maturo. L’amante (L’amant) è un film del 1992 del regista Jean-Jacques Annaud. La vicenda raccontata è tratta dal romanzo omonimo e semi autobiografico della scrittrice francese Marguerite Duras del 1984 che le valse il prestigioso premio Goncourt quello stesso anno. Già, perché L’amante è la storia della relazione sessuale illecita tra una ragazza francese di 15 anni quindicenne (un’allora diciassettenne Jen March) ed un facoltoso trentaduenne cinese (Tony Leung). La vicenda, nella quale i protagonisti restano anonimi, conosciuti solo come “la ragazza” e “il cinese”, si snoda intorno ai suggestivi scenari della foce del fiume Mekong e le vie trafficate di Saigon, nell’allora Indocina francese degli anni trenta (oggi Vietnam).
Un insuperabile leit motiv della superba colonna sonora firmata da Gabriel Yared accompagna una fotografia splendida in location suggestive, nel racconto di una passione tra due personaggi in fuga dalle loro rispettive realtà alla scoperta di quello che si rivelerà per entrambi poi essere vero amore.
A Snake of June, 2002
Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2002 nel Concorso Controcorrente, ottenendo il Premio Speciale della Giuria, A Snake of June è stato diretto dal regista giapponese Shinya Tsukamoto. A Snake of June è il primo film del capostipite del cinema cyberpunk nipponico, ad essere stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane. Come sempre per le sue opere, Tsukamoto cura qui non solo la regia, ma anche la sceneggiatura, produzione, scenografia, fotografia, montaggio, oltre ad essere interprete di uno dei personaggi della storia. Il film è girato in un bianco e nero virato in blu, ovvero il colore che rappresenta le ortensie e l’acqua, elementi iconici dell’autore.
Rinko è una giovane donna sposata a un uomo molto più vecchio di lei, col quale non ha ormai più rapporti sessuali da anni. La sua vita monotona è sconvolta dal ricatto di un uomo, che la fotografa di nascosto in situazioni di autoerotismo e che le promette di diffondere gli scatti se la donna non compirà gesti sempre più spregiudicati, trascinando così nel gioco perverso anche il marito.
La Pianista, 2001
Nel 2001, il regista austriaco Michael Hanek ha diretto un film basato sull’omonimo romanzo di Elfriede Jelinek, La Pianista, incentrato sulla vita e le perversioni sessuali di una talentuosa, ma repressa, insegnante di pianoforte viennese. Erika Kohut (una bravissima Isabelle Huppert) è una donna glaciale e inappagata che ha abbandonato da tempo i suoi sogni di fama nel mondo della musica e si è accontentato del dimesso ruolo di insegnante di piano, conducendo una vita mediocre al fianco di una madre dispotica. La sua incondizionata sottomissione a quest’ultima ha infatti portato Erika alla solitudine e al disprezzo nei confronti del mondo esterno, specialmente dei suoi studenti.
In un rapporto morboso con la sessualità, tra masochismo (la mutilazione genitale) e episodi di voyeurismo (tra gli spettacoli e negozi a luci rosse che visita), Erika si ribella contro una madre che le ha impedito qualsiasi contatto affettivo e fisico con gli uomini fin dalla sua giovinezza.
L’incontro con il giovane Walter (Benoît Magimel) è allora l’inizio di un rapporto segnato dalle ossessioni di Erika e dalle sue rigide regole, in un viaggio di discesa verso la follia. Strutturato come un concerto, ne La Pianista la musica acquisisce un ruolo diegetico: una bellissima sonata di Schubert accompagna la discesa di Erika nella depravazione; mentre Schumann risponde meglio alla narrazione di un amore malato che si trasforma in follia. La Pianista solleva molte domande, suggerendo risposte piuttosto che spiegare le ragioni dietro le azioni della protagonista, e riesce a produrre un effetto catartico negli istinti umani presentati qui ai loro massimi estremi.
Il risultato di questa composizione visiva e musicale è dunque un film crudele sulla perversione sessuale ma necessario.
Dogtooth, 2009
Tra i film sulla perversione sessuale troviamo anche Kynodontas, conosciuto anche con il titolo internazionale di Dogtooth, è un film del 2009 diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos e prodotto con il solo budget di €250,000 a fronte de $1.4 milioni incassati al botteghino. Candidato come miglior film straniero ai premi Oscar 2011, Dogtooth ha vinto il premio della sezione Un Certain Regard al 62º Festival di Cannes. Non male per un film che vede fratelli e sorelle intentare rapporti sessuali. Sebbene non prettamente incentrato su perversi desideri sessuali, il film racconta la storia di una famiglia in cui i tre figli, un ragazzo e due ragazze privi di nomi, vivono rinchiusi nelle mura domestiche senza possibilità di rapporto con il mondo esterno.
Procreatori non solo di vita umana, ma anche di una realtà fittizia bestiale, i genitori crescono i figli con una manipolazione costante basata su una lingua alterata e su conoscenze distorte, privandoli di una coscienza autonoma, e mantenendoli a un livello di maturità psicologica e intellettuale elementare. Quasi come dei cani, i ragazzi sono fedeli, votati alla cieca ubbidienza, senza istinti che non siano controllati con sapiente misura dai loro padroni.
Sperimentazioni incestuose e giochi di potere accompagnano lo spettatore in questo film perverso e certamente indimenticabile.
Moebius, 2013
Concludiamo con il film più controverso del regista coreano Kim Ki-duk, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2013, Moebius. Un film sulla perversione sessuale considerato da molti esagerato. La pellicola è stata censurata in patria per i suoi contenuti estremamente violenti, nonchè per le perverse scene sessuali ivi contenute. Questa la motivazione ufficiale della commissione censura coreana:
La storia e i contenuti del film sono molto violenti, terrificanti e dannosi per un pubblico minorenne. Le espressioni antisociali e non etiche dei rapporti sessuali tra parenti diretti rendono la pellicola adatta alla distribuzione solo in un numero di cinema limitati.
In particolare le scene sono quelle di rapporti incestuosi tra i protagonisti: Moebius è infatti la tragica vicenda di un nucleo famigliare in cui si avvicendano castrazioni, pensieri incestuosi, tradimenti e morbosità.
Nel film il tema della castrazione genitale diviene infatti simbolo della distruzione del desiderio maschile e causa di dolore e violenza, che nel film si accompagnano sempre al piacere. La violenza ricorre dunque continuamente, sia sul corpo maschile che su quello femminile, ma anche sul corpo della telecamera, in un continuo e claustrofobico movimento su se stessa. Un costante e personale sguardo sulla decadenza della realtà dona al film un carattere unico, e benchè il meno acclamato dei film di Kim Ki-duk, Moebius resta un manifesto fondamentale della sua poetica e abilità nel rappresentare gli abissi dell’animo umano.