RECENSIONE KINGSMAN – Il regista britannico Matthew Vaughn colpisce ancora. Dopo l’ottimo primo capitolo, l’organizzazione segreta di intelligence britannica dei Kingsman ritorna all’opera in una missione molto complicata, quasi impossibile. Non c’è un attimo di respiro in questo secondo capitolo e già l’incipit dà un’idea di ciò che sarà il film. Seppur meno scanzonato del primo capitolo, “Kingsman” riesce a fare molto meglio anche grazie ad una trama più “complessa”. Il centro direzionale segreto dell’intelligence viene distrutto da un’allucinata Julienne Moore che veste i panni di Poppy, la detentrice del cartello di droga più potente e grande al mondo. Così Eggy, ormai entrato a pieno nel meccanismo della Kingsman, insieme al fidato Merlino, dovrà chiedere aiuto ai colleghi texani, gli Statesman.
Kingsman: Il Cerchio D’Oro, la recensione
RECENSIONE KINGSMAN – Prima di ogni cosa c’è l’azione. Tantissima azione, quasi come un videogame dove livello dopo livello, Eggy dovrà scoprire la verità e sconfiggere Poppy. Oltre a salvare il mondo da un’imminente catastrofe. L’estetica del fumetto viene riproposta perfettamente, soprattutto nelle scene di combattimento o durante le sparatorie. Memorabile il piano sequenza del conflitto finale, una vera gioia per gli occhi. Raramente si è potuto assistere a combattimenti (o inseguimenti di auto) chiari e puliti. Vaughn riprende lo stile di Edgar Wright, tanto adrenalinico quanto pulito, aggiungendo però dei ralenty e delle inquadrature che sembrano vignette. In piena coerenza con il fumetto scritto da Mark Millar, uno che sa bene come scrivere storie.
RECENSIONE KINGSMAN – Dopo l’azione, appare inevitabile lo scontro tra culture: quella britannica, dei vestiti pregiati e del politicamente corretto contro quella texana, dei distillatori di whiskey, dei giubotti jeans e delle maniere grezze. Un dualismo che si propone per gran parte del film e che si rivela come campanello d’allarme per il colpo di scena finale. Un dualismo che d’altra parte viene meno quando c’è da combattere il nemico comune ma che mantiene la sua presenza sullo sfondo. Geniale la discussione sul whisky tra lo scozzese Merlino e Tequila, la giovane spia texana interpretata da Channing Tatum. E non finisce qui perchè Vaughn riesce anche a fare una velata satira alla politica di Trump ed ai suoi metodi che possiamo definire bizzarri ma che non approfondiamo per evitare spoiler. Il tutto, impreziosito da un cast che si avvale anche di Jeff Bridges e di Pedro Pascal, l’agente Peña della serie cult Narcos, senza escludere la presenza di Elton John. Perchè Kingsman non vuole far mancare nulla.
In terzo luogo, le citazioni. Infiniti omaggi al cinema d’azione e soprattutto all’immortale saga di 007, utilizzati come sorta di elemento di continuum rispetto al primo. Cambia la storia, cambiano i personaggi (non tutti) ma lo stile resta quello. Perchè in fondo Kingsman è così: un omaggio a quel cinema d’intrattenimento britannico che sa come fare per incollare lo spettatore allo schermo. Scanzonato e divertente, un must per gli amanti del genere ed anche del cinema di Edgrar Wright. Nell’attesa del terzo capitolo.