Il cinema delle ossessioni di Aronofsky - Aronofsky mette in scena un'ossessione onnipresente e opprimente, che guida i personaggi alla propria rovina.
Le ossessioni rappresentano il filo conduttore dell’intera opera aronofskyana.
Il regista mette in scene parabole di uomini e di donne corrosi e corrotti dalle proprie ossessioni. L’ossessione, che vera protagonista del cinema di Aronofsky, si fa onnipresente e opprimente. Spinge le proprie vittime alla loro stessa rovina, perdendosi in una spirale discendente di sconfitta, delirio e solitudine.
Il cinema delle ossessioni di Aronofsky –  Fin dall’esordio cinematografico Darren Aronofksy ha prodotto pellicole con un’attenzione particolare per la costruzione della struttura, un’attenzione ai limiti dell’ossessione maniacale. Il regista americano ricorre frequentemente all’uso di un montaggio piuttosto serrato ed emblematico, costituito di inquadrature brevi, fornendo in tal modo alle proprie opere un andamento dinamico. Lo stile aronofskyano è rappresentativo delle vicende raccontate, facendosi espressione del procedere vorticoso e discendente degli eventi, attraverso cui lo spettatore avverte la spirale di declino nella quale vengono risucchiati i personaggi. Crea in questo modo un senso di perdizione, decadimento e isolamento. In pellicole più mature la regia si fa più raffinata e sottile, raggiunta la maturità artistica, attraverso la quale Aronofsky si concentra maggiormente sulla narrazione e la recitazione, la cui struttura è ora più complessa ed elaborata. Il cinema delle ossessioni di Aronofsky, è un cinema in cui si muovono figure di uomini e di donne spinti dalle proprie ossessioni verso il compimento di un destino miserabile, di sconfitta e rovina. Prodotto con un budget di soli 60.000 dollari, finanziato da amici e parenti dello stesso Aronofsky, Pi – Il teorema del delirio, è primo film dell’autore americano.
Ebbe un grande successo di critica e pubblico. L’opera d’esordio fu presentata in concorso all’edizione del 1998 del “Sundance film festival” vincendo il premio alla regia, inoltre ottenne il riconoscimento dell’ “Independent Spirit Award” per la miglior sceneggiatura d’esordio. Un inizio di carriera assai promettente per uno dei registi più istrionici e controversi della sua generazione. “Pi – Il teorema del delirio” è una storia di ossessione, portata all’estremo; conduce il protagonista Max Cohen al delirio appunto. Max è un uomo solitario, sofferente di forti e continue emicranie, che scandiscono il ritmo del film. Egli è ossessionato dalla propria ricerca. E proprio la sua ossessione sarà la causa della propria rovina. Un filo rosso rinvenibile in tutte le pellicole aronofskyane, ricollega la sua opera ad una tematica ben precisa: l’ossessione, appunto. I personaggi che il regista newyorkese crea e mette in scena sono uomini e donne corrosi, sconfitti e portati al declino dalle proprie ossessioni. Un’ossessione che si fa onnipresente, vera protagonista nella filmografia di Aronofksy; l’ossessione particolare di ogni personaggio diventa necessità , dipendenza, unica ragione di vita. Nella pellicola successiva, Requiem for a dream, l’ossessione è duplice. Il film segue due storie che si muovono parallele ma congiunte. Sara e Harry Goldfarb, madre e figlio. Ossessionata la prima dalla televisione, dalla volontà di apparire, di essere amata da sconosciuti, finirà per avere un crollo psicologico ed essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Ossessionato il secondo dalla dipendenza di droghe, dal proprio desiderio e ambizione di diventare ricco attraverso lo spaccio congiunto all’abuso, fino a subire ricadute fisiche e finire in carcere. Segue The Fountain – L’albero della vita. Qui l’ossessione è riscontrabile nella speranza, la speranza che Tomas Creo nutre nel tentativo di salvare la propria moglie malata di cancro. La pellicola è decisamente più surreale e onirica, quasi astratta rispetto alle altre opere di Aronosfky, dipanandosi su tre livelli, due dei quali visioni metaforiche della storia di base. L’ossessione di Tomas di trovare una cura per salvare la moglie lo condurrà ad ignorare lei, invece che passare insieme gli ultimi momenti di vita, perdendola senza averla già più.Â
The Wrestler segna una fase di transizione, la raggiunta maturità  artistica.Â