To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar ottiene un posto nel Valhalla non solo tra gli album hip hop del decennio, ma anche tra le copertine meglio riuscite. Forte di un simbolismo violento e crudo, perlopiù spiattellato in faccia, questa cover facilmente resta impressa nella mente.
Nella cornice la White House, simbolo del potere e dell’oppressione che per decenni ha schiacciato la comunità nera. Al centro la folla festante. Disciolto nel quadro, Kendrick, regge un bambino, il futuro. Non più Libertà che guida il popolo, bensì Libertà che si scioglie nel popolo.
Il giudice in terra, sconfitto e ucciso, è simbolo di vittoria sull’oppressore o di morte della giustizia per mano della violenza? Kendrick è sempre molto critico, contraddittorio. La folla felice, le cicatrici in vista, simbolo di sofferenza, suggeriscono una vittoria tanto agognata. Tuttavia, la volgarità delle mazzette di dollari in mano, venerati, e le bottiglie in mano, stereotipate, potrebbero dichiarare la diffidenza verso il suo stesso popolo, un po’ vittorioso, un po’ vittima di se stesso.
Per la copertina di Carboniferous, i romani ZU si affidano al compaesano illustratore Scarful. Un paesaggio fotorealistico in bianco e nero di una montagna è perfetto per descrivere il sound granitico del trio. Fortemente voluti da Mike Patton, Carboniferous è anche il primo album pubblicato dalla sua etichetta, la Ipepac Records.