6. Oh Dae-su – Oldboy (Park Chan-wook)
Capelli neri spettinati, sorriso spento, sguardo perso nel vuoto e occhiali da sole, questo è l’identikit di una delle icone più profondo ed affascinanti del genere pulp.
Capelli neri spettinati, sorriso spento, sguardo perso nel vuoto e occhiali da sole, questo è l’identikit di una delle icone più profondo ed affascinanti del genere pulp.
Oh Dae-su (Choi Min-sik) è un uomo comune, un padre di famiglia, una persona semplice che suddivide la sua giornata tra casa e lavoro, almeno fino a quando non viene rapito e trascinato contro la sua volontà in una spirale di violenza e vendetta. Un personaggio palpabile, capace di arrivare in maniera sincera allo spettatore per la sua umanità, ma che non abbandona quel lato del suo carattere grottesco e sopra le righe, che lo contraddistingue tanto.
Distrutto, logorato sia mentalmente che fisicamente, Oh Dae-su è un’essere vuoto che va alla ricerca di un motivo per la sua condanna ed un modo per ottenere una giustizia che gli appartiene. Iconico, profondo, tanto da indurre lo spettatore ad immedesimarsi in lui, trascinando anch’esso in un inferno fatto di sangue, lacrime e colpi di scena.
Un personaggio pulp a tutti gli effetti, soprattuto per l’abbondanza di crimini efferati che lo circondano e quell’atmosfera funerea che aleggia su tutta la pellicola, lui compreso.
(a cura di Davide Roveda)
L’attore Danny Trejo è già Pulp al di fuori delle pellicole.
Se lo si affida a un regista come Rodriguez allora il risultato può diventare una vera e propria bomba atomica. Il personaggio di Machete è quanto di più assurdo si possa pensare: indistruttibile, sfrontato, efferato e sessualmente irresistibile.
Il macho messicano ha però il cuore d’oro e lotta per valori dall’etica solidale. Questo fa sì che i nemici vengano decimati sotto la sua arma preferita, il machete.
(a cura di Claudio Faccendi)
Sigaretta, capelli grigi ben pettinati, occhiali da sole e giacca grigia, questi sono gli elementi che contraddistinguono lo psicopatico assassino di A death Proof/A prova di morte, che senza alcun riserbo, spappola e investe le sue giovani vittime con la propria automobile.
Stuntman Mike è un personaggio assurdo che trova le sue origini in un universo grottesco e al limite con il trash, capace di enfatizzare la sua vera natura. Questo carismatico e spericolato guidatore di auto è palesemente un omaggio, da parte del regista, a tutti quelle icone assurde che popolavano il cinema di serie z, che ormai hanno abbandonato il grade schermo per riversarsi nell’home-video.
Tarantino scrive così il classico stereotipo di cattivo,uno schizoide in piene tinte pulp che si trasforma ogni sera in un brutale assassino a sangue freddo, incapace di fermarsi difronte alla bellezza e all’innocenza, soprattutto quella femminile. Un maniaco per cui sarà impossibile fare il tifo, ma che allo stesso tempo non riuscirà mai nell’impresa di farsi odiare totalmente dallo spettatore.
Un personaggio caratterizzato al punto giusto, violento, misogino ed ignorante, interpretato magnificamente da un Kurt Russell in piena forma.
(a cura di Davide Roveda)