Da diversi anni ormai le band strumentali sono bersaglio di critiche abbastanza contrastanti.
C’è chi le apprezza per la loro capacità di creare un ambiente sonoro in grado di catturarti e condurti attraverso la struttura di un pezzo senza bisogno di un cantato come guida. Viceversa, c’è chi vede tale mancanza di voce come una limitazione, che rende la canzone piatta, noiosa o ancora peggio, dimenticabile. Arrivati al sesto lavoro della loro carriera, i Russian Circles continuano a rimanere tra i portabandiera del genere; grazie a pubblicazioni curate e a un costante processo di sperimentazione, eseguito in maniera calcolata e senza colpi di testa che deviano dalla formula originale.
Nei suoi quaranta minuti, Guidance raccoglie tutti i tratti distintivi del Trio di Chicago e ne impreziosisce la struttura con un uso oculato di transizioni, dissolvenze e tappeti sonori, riuscendo a rendere il tutto fluido e avvincente.
Come spesso accade per la band, c’è un flusso musicale che collega a se tutte le tracce del disco, partendo dai cullanti riverberi Post-rock dell’iniziale Asa fino all’esplosivo climax Post-metal della conclusiva Lisboa.
La presenza di Kurt Ballou, produttore dell’album, si fa sentire; lo stile del chitarrista dei Converge in studio conferisce un taglio più ruvido a tutte le tracce.