Io in terra, Io in terra, Io in terra. Più volte lo ripete Rkomi, quasi fosse una continua dichiarazione d’intenti. A me la scelta sostiene ancora con convinzione il rapper di Calvairate.
Questi versi già appaiono ne Il ritorno delle stelle, brano in featuring con Izi, Tedua e il mostro sacro Dargen D’Amico, e vengono ripresi, a sottolinearne la centralità e l’importanza, in più tracce. Da Verme con Noyz Narcos a La Solitudine, uno dei brani meglio riusciti dell’intero album, ermetico, introspettivo.
Per ascoltare e comprendere a pieno il lavoro di Mirko, vanno compresi a fondo e interiorizzati principalmente tre termini : Scelta, Consapevolezza, Conoscenza.
Rkomi non accenna mai a grossolane e ormai trite e ritriteipervalutazioni del proprio ego, del proprio status, del lusso, dello sfarzo. Parla di sé, lo fa con sincerità e consapevolezza. Ritorna spesso sul concetto che lui stesso è il risultato delle proprie scelte, ma lo fa senza cliché da self-made man e, soprattutto, lascia intendere con grossa umiltà che la sua ricerca è ancora in piena evoluzione e che non si abbandona alla certezza del proprio successo. “Un castello di carte e o stai in equilibrio o cadiamo a pezzi“.
Io in Terra si apre con la traccia omonima, traccia che lascia confusi, molto confusi, ma piace, e pure tanto. Se ne apprezza in particolar modo il coraggio. L’introduzione è affidata a dei versetti dal sapore kidcudiano, riferimento si spera afferrato, dal momento che il rapper americano viene ripreso nella nona traccia, Peaky Blinders. Lo stile funky del pezzo, molto sciolto, addirittura con sfumature prog in chiusura, resta, tuttavia un unicum nell’album.
Scivola veloce la splendida Apnea, secondo singolo rilasciato, e danza languida sul beat sognante di Carl Brave.
Si può dire abbastanza riuscito anche il featuring con Marracash in “Milano Bachata”. Brano che, però, trovo cauto, quasi canonico. L’impressione è che Rkomi e Marra non abbiano voluto rischiare più di tanto. Ascoltabile sì, ma non colpisce particolarmente.
Tra i semiseri Brr brr e Farei un figlio, esercizi di stile comunque apprezzati, fanno capolino Origami, Peaky Blinders e il primo singolo, Solo, legame saldo ed evidente con l’Ep Dasein Sollen.
Ci si avvicina alla fine con un sorprendente Maddalena Corvaglia, un altro episodio particolarmente strano di Io in Terra. Una traccia, anche se assolutamente non una “zarrata”, parole sue, che da Rkomi non ci si aspettava. Nonostante il tono serio e introspettivo di altre tracce venga spodestato a favore di un sound più fresh, vengono comunque fuori la serenità e la maturità del rapper quando ricorda che, nonostante si diverta di brutto, il suo è ancora un castello di carte.
Sull’elegante base di Nebbia si rivela con forza tutta la voglia di sfondare e di dire la propria di Rkomi in Mirko no. Gli accenni di drill alla Tedua della prima strofa incontrano un testo carico di rivalsa che si risolve nel contrasto duro tra l’ossessiva ripetizione di due versi: Mirko non parlarne e A me la penna, naturale estensione dell’ A me la scelta, linea guidadi ogni traccia e di tutto l’album.
Doverosa la conclusione dedicata alla 4Z, al suo quartiere, alle sue radici. Ancora una volta è l’umiltà, mai ostentata per la verità, il valore che traspare più fortemente.
Discorso a sè merita il lavoro dei producers. Le basi sono delle vere e proprie chicche e, nonostante l’avvicendarsi di più nomi, l’album sembra comunque rispettare una certa linea univoca.
Rkomi si è preso un bel rischio, va detto. Singoli killer da classifica non ce ne sono, nonostante ci si avvicinino Solo e Mai più. I testi meritano più ascolti, afferrarli non è semplice. Mirko non fa story-telling, spesso i versi sono slegati e sono più flussi di coscienza alla Joyce che frasi di senso compiuto, non fa autocelebrazione, non parla banalmente di soldi e puttane.
Farà storcere il naso ai puristi per l’autotune, per i vocoder, non farà singoli di immediato accesso, ma se ne apprezzano coraggio e originalità.
Se ne apprezza la capacità di scrittura musicale, il modo in cui riesce a legare le parole al beat, valorizzandole con una voce particolare e un flow cadenzato ma volubile, immediatamente riconoscibile.
Io in Terra non delude le aspettative. E’ senz’altro un album interessante, ma merita più ascolti. Il tempo, come sempre, saprà dirci di più! Bravo Mirko, un 7 pieno!