INTERVISTA A RAFFAELE PICCHIO – In esclusiva per La Scimmia Pensa, l’intervista fatta al giovane regista italiano Raffaele Picchio, autore del criticatissimo torture porn Morituris e dell’ultimo The Blind King, film uscito in direct to video e distribuito dalla Koch Media. Una chiacchierata che ci ha permesso di entrare nel mondo del cinema indipendente e nelle sue perenni contraddizioni e libertà artistiche. Più che un’ intervista a Raffaele Picchio, sembra quasi essere una chiacchierata informale grazie alla sua disponibilità oltre che gentilezza che hanno reso il lavoro di editing molto complicato a causa delle nostre continue divagazioni ma comunque molto piacevole. Inoltre mi ha garantito che nessun antico romano è stato maltrattato durante le riprese di Morituris. Fidiamoci.
Quando hai deciso di fare cinema? E quali sono state le tue difficoltà da autore indipendente?
Praticamente sin da quando ero piccolo, sono sempre stato affascinato dal cinema. Ho fatto una scuola superiore di cinematografia a Roma per poi lavorare per alcune tv. Successivamente, non essendo soddisfatto di quello che facevo, ho deciso di fare il “salto dello squalo” ed esordire con il mio primo film, l’autoprodotto “Morituris”. Da lì in poi è tutta una lotta alla sopravvivenza dove sono molti i fallimenti, cosa scontata facendo un lavoro che si ama e che ti fa sopravvivere con il lavoro di riporto. Il cinema, soprattutto quello indpiendente e di genere non se la passa bene, a meno che tu non nasca miliardario. Fare investimenti a perdere facendo quello che ti piace è molto dura se non ha tanti soldi.
Ci sono registi che ami particolarmente e che ti hanno ispirato fino ad oggi?
Per quanto riguarda i registi, ne ho seguiti così tanti, di ogni genere e annata che è difficile e non riuscirei mai a dirti quali preferisco e sopratutto a chi “mi ispiro”. Credo che ogni cosa venga vomitata fuori grazie al bagaglio che uno si porta volente o nolente apprezzo. Non avrei mai l’arroganza di dire “Faccio cinema come questo o quest’altro”. Ho iniziato fin da piccolo a guardare horror e thriller “pesanti” e da li recuperi su recuperi di ogni cosa un po’ per bagaglio culturale, un po’ per curiosità. Mi piace pensare un universo dove coesistono Peckinpah e Von trier, Carpenter ed Hickox, Bava e i fratelli Marx, Monty Python e animazione orientale….Davvero mi è molto difficile, però se proprio devo spararne un paio credo che Von Trier ed Herzog siano attualmente i più grandi registi viventi.
Passando al tuo lavoro, Morituris e The Blind King sono due film molto diversi accomunati dall’horror ma che seguono due sottogeneri quasi opposti tra loro. Andando in ordine, l’idea di Morituris com’è nata?
Sì, sono due film abbastanza opposti. Moritiris nasce con la romantica idea di fare esattamente il cazzo che si vuole cercando di mettere insieme tutte le influenze dell’ underground che più volevamo vedere in un film e farlo. C’è lo slasher, c’è il rape & revenge, c’è l’exploitation, la cronaca nera….c’è praticamente di tutto con in testa la voglia di fare più un film che fosse “cattivo” che “splatter”. Si è sbattuta la testa continuamente e puntualmente rialzarsi ed andare avanti è stata la lezione più grande presa da questo lavoro.
Soffermiamoci su The Blind King, come mai questo cambio di “sottogenere”? Scelta fatta autonomamente o per evitare i problemi di censura di Morituris e rendere il prodotto più appetibile per tutti i mercati?
Blind king nasce in tutt’altro modo produttivamente. Grazie a Marco Ristori e Luca Boni che avevano appena finito di girare Zombie Massacre 2 si è girato al volo un teaser “promozionale” per fare un film più “da cassetta” e cercare distribuzione regolare. Nasce con dei “paletti” indicativi per fare qualcosa di più “commerciale” cercando una distribuzione da “cassetta”. Per fare blind king dovevamo scrivere una storia che per forza di cose avesse pochi attori, fondamentalmente un’unica location, non ci fossero effetti gore o atrocità “gratuite” etc…. si doveva fare una roba più vicina a linguaggi come Sinister, The Conjuring e Babadook, però senza i soldi. Visto che in questo neo-horror di mostrini spaventini, mi piace di più chi azzarda verso lidi anche distanti dal’ horror (Babadook per esempio) alla fine si è scelto di fare un film più drammatico ma comunque duro, spietato senza alcuna luce. Con limiti di budget e limiti “distributivi”, ma comunque sperando di avergli dato un minimo di “identità”.
Cinema italiano di genere. siamo stati maestri nell’horror e nel thriller con i vari Argento, Fulci … come mai si investe poco oggi?
Si investe poco da trent’anni. O se si investe si fa male…..è tutto strano. Un po’ la cultura orrendamente democristiana che è nel nostro dna, un po’ perché il pubblico e la massa con il tempo si sono trasformate nella “plebe” che si vede nella serie tv Spartacus durante i combattimenti nelle arene, un po’ perchè in italia al cinema non ci va nessuno….sono investimenti strani. Fulci, Bava, etc… hanno vissuto un epoca diversa in cui le cose erano diverse e la gente era diversa. Oggi probabilmente la cosa più vicina a noi sono film su hikikomori girati da altri hikikomori.
Progetti per il futuro? Qualche film in cantiere?
Ora uscirà nel film collettivo Sangue Misto un piccolo segmento girato da me, dal titolo Sakrifice, altra storia allegra e colorita primo lavoro prodotto da director’s cut.
Poi si parla di qualcosa di interessante che per scaramanzia non si dice nulla e nel mentre pulisco peli di culo di ricchi bastardi antipatici. Tipo La Cosa di Carpenter, “Stiamo qui e vediamo che succede”.
Banale ma anche un po’ trash, quest’ultima immagine a conclusione di una piacevolissima intervista. Ma insomma, difficile dir di no ad un Re Cieco che saluta.
La redazione tutta ringrazia Raffaele per il suo tempo e gli augura tantissima fortuna in questo mare dove è davvero molto difficile nuotare.