Occultic;Nine – Recensione

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“ There are no such thing as occult. It can be disproved all by science. Only the ones who have accepted everything, can get the right to know the truth”

Mai parole migliori furono scelte per descrivere un tale prodotto, così complesso e frainteso dal pubblico, fortemente condizionato dalle alte aspettative riposte nella mente dietro il progetto, familiare agli estimatori dell’animazione orientale. Stiamo parlando di Chiyomaru Shikura, autore dell’acclamato Steins; Gate, riconosciuto unanimemente come uno dei migliori prodotti che l’industria giapponese abbia sfornato negli ultimi anni, fin troppe volte accusata per i cliché e le situazioni ripetute all’interno delle proprie opere.

E’, dunque, nella sua ultima fatica che troviamo la summa del suo pensiero, del suo modo di interpretare l’animazione, compresa la volontà atipica di rendere lo spettatore un partecipante attivo stimolando la sua concentrazione, unico mezzo adatto a districarsi attraverso una trama complessa e frammentaria.

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Ma cos’è in realtà Occultic; Nine? Il nostro prodotto in esame è una light novel del 2014 scritta dall’autore precedentemente citato e illustrata da Pako, convertita poi in un manga edito dalla rinomata Kodansha durante l’anno successivo. Infine, arriviamo ai giorni nostri, dove A-1 Pictures produce l’adattamento ufficiale composto da 12 episodi, il nostro vero soggetto in analisi.

La trama risulta fin dal primo momento originale e ricca di spunti interessanti, nonostante l’esposizione risulti complessa e riduttiva, volendo evitare anticipazioni alle persone che non hanno ancora visionato la serie.

Gamon Yuuta, il nostro protagonista, è il classico otaku più volte rappresentato all’interno della cultura popolare giapponese. Gestisce un suo personale blog dedicato al mondo dell’occulto chiamato “Assolutaglio”, aspirando ad arricchirsi pubblicando notizie che spaziano nel campo del paranormale, volte ad aumentare il suo pubblico e, di conseguenza, il numero degli accessi. Questa continua ricerca di materiale porterà l’ambizioso ragazzo a trovarsi al centro di un raccapricciante evento mascherato da numerosi complotti, dove non sarà l’unico a subirne le conseguenze.

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Partendo dalle basi, non possiamo evitare di lodare il più grande pregio di questa serie: la direzione registica. Kyohei Ishiguro si riconferma una figura di spicco, dopo la notevole prova con Shigatsu Wa Kimi no Uso, enfatizzando ogni momento saliente della trama con spunti innovativi e dettagliati, senza mai cadere nella staticità ed elevando la qualità dell’opera. Insomma, una vera delizia per gli occhi tra sperimentalismo e variazioni cromatiche associabili ad un quadro impressionista.

Onore al merito anche per il comparto sonoro, ricco di tracce perfettamente inserite in ogni contesto, utili a creare la giusta atmosfera. Ansia, paura e preoccupazione sono solo una parte delle emozioni che la colonna sonora accentua in maniera egregia, trasformando la semplice “visione” in una piccola “esperienza sensoriale”.

Ricordiamo ,però, che non è tutto oro quel che luccica. I difetti, benché minimizzati, rimangono un elemento essenziale per la valutazione dell’opera, soprattutto per la loro portata.

Le lamentele conseguenti al primo episodio ,quindi, risultano fondate. Riassumere un intero volume di una light novel in 25 minuti si é rivelata una mossa suicida, rendendo la trama confusa e fallendo nell’ardua impresa di introdurre i personaggi. Raddoppiare l’ammontare canonico degli episodi(da 12 a 24,per l’appunto) avrebbe sicuramente giovato dal punto di vista comprensivo. Occultic;Nine è come un puzzle, dove noi spettatori collezioniamo i pezzi episodio per episodio, fino ad arrivare alla conclusione, fedele all’impostazione dell’opera. Anche se tutti i misteri saranno risolti, il dubbio continuerà a permeare le nostre menti.

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ON

La trama,però,ha comunque il suo fascino con un ritmo serrato e uno sviluppo colmo di colpi di scena. Dialoghi dalla velocità paragonabile al miglior Usain Bolt, quantità elevata di informazioni rilevanti e teorie empiriche coronano l’estremismo narrativo protagonista della produzione. Tutti questi elementi pregevoli, però, sono stati il motivo principale dei fraintendimenti accusati dal pubblico, che non ha risparmiato le critiche. In realtà, c’era solo bisogno di un’attenzione maggiore o una convinzione tale da surclassare i pregiudizi, per capire cosa si cela realmente dietro l’avventura di Yuuta e compagni.

Come abbiamo detto in precedenza, purtroppo, l’introduzione frettolosa non ha giovato per la caratterizzazione del cast, i cui membri, presi singolarmente, risultano poco esplorati. Generalmente, i personaggi che hanno accusato in maggior misura questa svista sono quelli secondari, assolutamente essenziali per una trama di questo genere. Tutte queste mancanze sono state trascinate con forza dall’inizio alla fine, senza momenti di ripresa o con una maggiore introspezione, anche se ci sono delle piacevoli eccezioni. Se consideriamo l’organico completo, possiamo ammettere che i soggetti in esame interagiscono eminentemente tra di loro, mascherando gli errori fatti in precedenza. Un giovane detective, una chiaroveggente, una scrittrice, un fantasma, un’agente della polizia… ce ne sono veramente per tutti i gusti.

Finale

Concludendo il tutto, affermo che, nonostante fossi titubante, ho apprezzato particolarmente quest’opera. Gli episodi sono ben strutturati e la trama rende questo viaggio ancor più interessante, insieme alla sorprendente direzione artistica. Peccato per la durata ridotta e la povera caratterizzazione dei personaggi, unici difetti gravi.

Abbattete ogni pregiudizio e seguite il mio consiglio, la vostra fiducia sarà ripagata, soprattutto se amate i misteri o cercate semplicemente qualcosa che stimoli il vostro intelletto.