4 aspetti che rendono ‘Zodiac’ il miglior thriller del 21esimo secolo

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2. La sceneggiatura di James Vanderbilt

La storia di Zodiac è tratta dal libro di Graysmith e riporta dettagliamente su pellicola le lunghe e interminabili indagini sul caso, ma anche i fatti di cronaca reali e i rapporti di polizia che riguardavano il killer, dandogli un autenticità storica unica. Vanderbilt lesse i libri di Zodiac alle superiori (nel 1986) rimanendone totalmente ossessionato. Dopo aver incontrato l’autore, James inizia a documentarsi ascoltando le testimonianze dei superstiti, attraverso trasmissioni, programmi radio, libri e infine con il cinema (l’assassino si è infatti ispirato ad un film intitolato The Most Dangerous Game). Persino le lettere di Zodiac furono analizzate nuovamente da un famoso linguista. Nonostante ciò per ovvie ragioni la sceneggiatura fu ridimensionata per poter rientrare nei 158′ minuti, omettendo la storia riguardante le vittime, ma compensando questa mancanza con delle enormi e dettagliate sequenze sugli omicidi, riportate fedelmente su schermo dal regista. La maniacale ricostruzione dell’ambientazione dell’epoca ci mostra l’America all’alba degli anni ’70, governata dal presidente Nixon, in una San Francisco sconvolta dagli efferati omicidi di Zodiac, quest’ultimo aiutato dai mass media visti non più come semplici strumenti di informazione ma essi stessi generatori di terrore e sospetto. Le indagini dureranno per anni e porteranno al delirio mentale prima il giornalista alcolizzato e poi il detective, lasciando da solo l’ossessionato vignettista che persisterà nelle indagini, sacrificando la propria vita privata.

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