The Defenders Recensione – I Vendicatori di NY sul piccolo schermo

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Marvel ha voluto ricopiare la formula utilizzata da lei stessa sul grande schermo per i suoi principali supereroi sul piccolo schermo (operazione che simbolicamente può far capire quanto il mercato dei prodotti audiovisivi si stia spostando sui prodotti seriali). Le vicende di Hulk, Iron Man e compagnia bella vengono coadiuvate in The Avengers, stessa cosa accade per gli eroi di New York le cui storie e avventure si incrociano quì per la prima volta. Volenti o nolenti, i nostri 4 paladini della giustizia si troveranno, fianco a fianco, nella battaglia contro la Mano: potente organizzazione criminale il cui scopo è riuscire ad ottenere l’immortalità (e neanche a dirlo per farlo saranno disposto a qualsiasi sacrificio e spargimento di sangue). Come per le pellicole sul grande schermo ci si può godere The Defenders anche senza aver visto le serie dedicate ad ogni singolo personaggio televisivo del Marvel Universe, principalmente è d’aiuto ai fini della comprensione degli eventi e della lore dell’universo aver visto la serie riguardante il Diavolo di Hell’s Kitchen (che consigliamo sopratutto per la sua eccellente qualità, non ancora raggiunta da nessun altro prodotto del filone) e Iron Fist, sopratutto per conoscere gli antagonisti e il loro background.

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La coralità della serie funziona perfettamente, rende ogni storyline interessante e le fa coadiuvare senza troppe forzature narrative, bensì con una fluidità funzionale al racconto e ai suoi momenti topici: i combattimenti. Il pregio più grande di queste serie Marvel, (The Defenders e Daredevil in particolare) è proprio quello di riportare in Occidente un genere che, oramai, è ad appannaggio esclusivo dell’Oriente (che comunque rimane infinite spanne sopra, sia chiaro) ossia quello del cinema d’arti marziali. Se l’universo e la sceneggiatura hanno dei punti deboli e delle limitazioni legate al genere d’appartenenza (i cinecomics) e al fatto che si cerca di render possibili in un universo simile al nostro gente che combatte il male a suon di kung fu, le scene di azione e i combattimenti invece riescono ad esser della giusta intensità e del corretto ritmo, grazie ad un comparto tecnico che esprime il suo pieno potenziale proprio in questi frangenti. Il più grande problema narrativo rimane il finale, di una banalità, prevedibilità e piattezza inenarrabile. Peraltro pretenzioso di toccare le corde più intime allo spettatore e di dimostrare la qualità della scrittura di tutti gli 8 episodi, fallendo miseramente. Quantomeno riesce a mostrare uno spiraglio per un proseguimento delle storie degli eroi di New York. Non molta carne al fuoco per quanto riguarda gli antagonisti, senza una verve nè un carisma d’eccezione (la principale caratteristica che rende questa serie inferiore a Daredevil in cui, Wilson Fisk e The Punisher erano dei traini per tutta la storia); la Mano si conferma (già nella seconda parte della seconda stagione di Daredevil non aveva brillato) come un nemico non molto interessante che, tolto qualche spunto, rimane carne da macello per i nostri protagonisti il cui carisma, seppur altalenante e non proprio egalitario tra i 4, rimane un buon motivo per continuare a seguirne le vicessitudini (anche le già annunciate successive).

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The Defenders è riuscito ad essere un buon antipasto di ciò che potrà regalare in futuro il Marvel Universe sul piccolo schermo. Non raggiunge neanche lontanamente le vette toccate con Daredevil ma riesce a fornire un prodotto per cui gli amanti dei cinefumetti andranno matti. Valutandolo per ciò che è (ossia una serie televisiva), però, mostra il fianco su diversi punti di vista e conferma tutti i limiti che questo tipo di cinecomic si trascina da troppo tempo, superati solo in rari casi (il Batman di Burton, ad esempio) ed evoluti di rado (nella prima stagione e nella prima metà della seconda di Daredevil si nota uno stravolgimento degli schemi non replicato spesso). La speranza adesso è tutta su The Punisher e sul secondo corso di questo universo, augurandoci che si trascini ciò che ha funzionato e abbandoni i limiti che si porta appresso, sarebbe ora.

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