I 13 migliori film del 2015 secondo la Scimmia (in ordine di gradimento)

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2) The Lobster, di Yorgos Lanthimos (20 voti)

LobsterTransformation.0Il protagonista, David, interpretato da Colin Farrel (che per questo film fu candidato al Golden Globe come migliore attore), avrebbe scelto di diventare un’aragosta: in inglese “lobster”, per l’appunto.
L’originalità di questo lungometraggio è dovuta perlopiù alla disinvolta mescolanza di stili e suggestioni. Caratteristica principale di questo film è, infatti, il suo essere sorprendente, ironico, grottesco e divertente (spesso è l’assurdità stessa delle situazioni a fare ridere), ma allo stesso tempo crudo e violento (numerose e brutali sono le scene di sangue) tanto da risultare disturbante. 
Quando David riesce a fuggire dall’hotel, inizia la seconda parte del film durante la quale egli, rifugiatosi tra i boschi, entra a contatto con un’altra realtà, quella dei solitari, ovvero reietti della società con una missione: sabotare i lavori dell’hotel dimostrando che la maggior parte dei matrimoni non sono fondati su un vero sentimento d’amore. Nonostante tra di essi viga una legge per la quale è vietato innamorarsi, il nostro protagonista finisce per innamorarsi di una donna (interpretata da Rachel Weisz) miope come lui.
Tuttavia i leader dei solitari vengono a sapere della relazione e provvedono subito a punire la donna accecandola. A questo punto David si vendica facendo sì che dei cani sbranino la capo e poi scappa con l’amata. Nel finale i due arrivano in un ristorante e David si reca in bagno con l’intento di accecarsi a sua volta per riavere qualcosa in comune con la donna. Il film si conclude mostrando un David indeciso sul se compiere o meno quel gesto.
The Lobster è un lungometraggio complesso ed inquietante specialmente perché – un po’ alla Black Mirrorciò che si presenta come fantascientifico sembra essere spesso metafora della nostra realtà. Niente di così lontano, dunque: una vita controllata da un potere i cui esponenti non si mostrano direttamente; una società in cui vengono esaltati i vantaggi del vivere in coppia e in cui non viene egualmente accettata l’alternativa; la superficialità e l’ipocrisia alla base di un sentimento spesso chiamato sbrigativamente “amore”. Di questo amore il film è vuoto e pieno. Se è vero, infatti, che le due società (quella del potere statale e quella dei solitari) si fondano sulla sua assenza, è anche vero che il sentimento d’amore nato tra David e la donna è chiaro, umano e potente.

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Dunque distopico sì, ma per certi versi anche verosimile, per altri addirittura drammaticamente attuale. Un’ultima considerazione va fatta riguardo le straordinarie inquadrature, mai eccessive e sempre funzionali alle sensazioni che Lanthimos aveva intenzione di trasmettere. Un film, per concludere, da non perdere.

(a cura di Emanuela Rizzuto)