4) Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti (17 voti)
I 13 migliori film del 2015 secondo la Scimmia (in ordine di gradimento)
Appena fuori dal podio il film italiano più chiacchierato dell’anno.
Il film si apre con le immagini di un corteo contro (irreali) attentati terroristici che in una Roma contemporanea minano la tranquillità cittadina e con l’inseguimento a piedi di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) da parte di due agenti delle Forze dell’Ordine a cui sfugge nascondendosi nelle acque del Tevere: così entrerà in contatto con sostanze radioattive contenute in barili adagiati sul fondo del fiume. E’ un ragazzo squattrinato di Tor Bella Monaca, restio a qualsiasi tipo di rapporto umano, si guadagna da vivere con il furto di piccoli tesori che rivende ad un membro, Sergio, di una goffa banda criminale di periferia. A capo della batteria vi è un violento, egocentrico ed istrionesco Fabio, “Lo Zingaro” (Luca Marinelli), che proverà a fare affari con alcuni esponenti della Camorra per raggiungere i suoi sogni di gloria. Enzo, prenderà parte ad una “commissione” criminale, conoscerà così Alessia (Ilenia Pastorelli) e scoprirà di aver acquisito dei poteri paranormali.
Con il suo primo lungometraggio Mainetti (insieme alla collaborazione di Nicola Guaglianone e Menotti) riesce ad allontanarsi dagli stereotipi del cinema di genere hollywoodiano (azzarda anche qualche critica ad una società alienata dai social network e non solo) e ad accaparrarsi molto di più che il solo pubblico amante dei fumetti e dei cinecomics. Riesce nell’intento grazie alla perfetta direzione del cast e caratterizzazione dei personaggi: il superman Enzo è un antieroe malmesso, Alessia è un’alienata ragazza che in preda a crisi isteriche appare anche piuttosto sensuale, Lo Zingaro è un pericoloso villain con manie di protagonismo che veste di paillettes e tacchi a spillo.
Che se ne dica, soprattutto per quanto riguarda la questione del ritorno di genere nel cinema nostrano che può o non può essere effettivo, vincitore di due Nastri d’Argento e ben 7 David di Donatello, Jeeg è destinato a restare ancora a lungo nella memoria collettiva e nei cuori di noi italiani.
(a cura di Elisa Pala)