6) Sicario, di Denis Villneuve (14 voti)
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“Sicario“, per la regia di Denis Villeneuve, è sicuramente una delle pellicole hollywoodiane più interessanti dell’anno. Il regista canadese, reduce dai notevoli “Prisoners” e “Enemy” (2003) e dopo la candidatura all’Oscar al miglior film straniero con “La donna che canta“, tira fuori dal cilindro un thriller di altissimo livello, arrivando finalmente alla consacrazione tra il grande pubblico.
Presentato in concorso a Cannes, “Sicario” racconta la storia di Kate Macer (Emily Blunt), agente dell’FBI che viene assegnata ad una task force speciale del Dipartimento di giustizia con lo scopo di catturare il boss del cartello messicano della cocaina di Sonora, Manuel Diaz. A capo di questa unità c’è Matt Graver (Josh Brolin), insieme al misterioso Alejandro (Benicio del Toro), le cui qualifiche non sono ben chiare.
Villeneuve mette in scena quello che all’apparenza potrebbe apparire un classico film di genere, non tanto lontano dalla grande produzione di blockbuster americana. Dietro a questa apparenza si cela però un film che fa della riflessione e dei momenti di pausa il vero propulsore della pellicola. Le scene d’azione, che ci sono e sono ben realizzate, sono necessarie in quanto portano proprio a questi momenti, che in altri film di genere potrebbero risultare spesso momenti morti.
Nel corso dei 121 minuti Villeneuve ci toglie tutte le nostre certezze, suggerendoci l’inutilità delle categorie di bene e male, di giusto e sbagliato, portandoci la sua visione della lotta alla droga che l’America conduce in Sud America dai tempi di Pablo Escobar e distanziandosi nettamente dal topos dell’orgoglio nazionale a cui gli americani spesso si lasciano andare.
Tecnicamente eccelso, con la fotografia curata dal grande Roger Deakins, “Sicario” è stato nominato a tre statuette: quella per la miglior fotografia, quella per la migliore colonna sonora e quella per il miglior montaggio sonoro.
(a cura di Fabio Menel)