7) Al settimo posto con 12 voti due film di animazione
Inside out, di Pete Docter
7) Al settimo posto con 12 voti due film di animazione
Inside out, di Pete Docter
Inside-out è stato uno degli ultimi capolavori della Pixar: un film di animazione che è diretto a tutte le fasce di età. Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto sono le emozioni presenti nella mente di Riley, la protagonista della storia. Non ci sono antagonisti o sviluppi romantici, il tutto è un grande viaggio interiore che la bambina compie per poter cambiare e crescere. Il film sfrutta un semplice sistema di allegorie e metafore per indicare concetti più profondi: ad esempio che provare emozioni conflittuali nello stesso momento è sintomo di crescita, oppure che anche la tristezza può esserci utile, poichè ci aiuta a saper comprendere meglio noi stessi e gli altri. Il tutto è accompagnato da momenti di tipica leggerezza disneyana, con personaggi divertenti e luoghi graficamente straordinari, come la fabbrica dei sogni in stile vecchia Hollywood, il treno dei fatti e delle opinioni, che continuano a mescolarsi tra loro, oppure i campi dell’immaginazione fatti di zucchero filato e patatine fritte.
Ci sono però sottigliezze che strizzano l’occhio anche ai più grandi: il fatto che le cinque emozioni presenti nel cervello abbiano un sesso negli adulti, ma non nei bambini: ad indice di una sessualità ancora non ben definita. Oppure il freudiano “filtro” che viene posto davanti la telecamera durante i sogni, per mascherare il contenuto reale dei sogni, o ancora le sfere grigie, ricordi finiti in un apparente dimenticatoio, rimossi dalle emozioni principali, così come si rimuove un trauma infantile che però è sempre presente nella nostra memoria.
La maggiore critica rivolta alla pellicola sarebbe che questa sia più facilmente comprensibile agli adulti: concetti come inconscio, deja vu e amici immaginari ormai dimenticati non sono cose di immediata comprensione per i bambini. Ma come tutti i film Disney, che ancora oggi continuiamo a riguardare, crescono con noi, per svelarci ad ogni visione nuovi significati.
(a cura di Marisa Braca)
Anomalisa, di Charlie Kaufman
Presentato alla 72a Mostra del Cinema di Venezia. Film d’animazione girato in stop-motion e realizzato grazie ad un crowdfounding su Kickstarter con la regia di Charlie Kaufman (sceneggiatore di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello) e Duke Jhonson.
Michael Stone è un oratore motivazionale nel campo dei call center, famoso nell’ambiente per il suo libro Come posso aiutarti ad aiutarli? Vive la vita in modo pigro ed indolente, in una realtà nella quale tutte le persone che lo circondano hanno lo stesso volto e la stessa voce. Si reca a Cincinnati per un meeting di lavoro e nell’hotel nel quale alloggia farà conoscenza con Lisa, l’unica donna con voce e volto differenti dalla massa.
La realtà nella quale vive Michael è alterata e costruita dalla sua stessa mente, la tragedia e l’alienazione sono dentro di lui. È la sindrome di Fregoli, il cui indizio ci viene svelato dal nome dell’hotel, dove chi ne soffre percepisce le persone che ha attorno con lo stesso volto, il quale cambia solo per perseguitare il soggetto che ne ne è affetto. Quella di Michael è una condizione miserabile la quale riflette uno stato di angoscia interna dell’uomo, che si sente continuamente minacciato dagli altri.
Il film è la riprova che l’animazione è un mezzo, non soltanto un genere, e può esplorare qualsiasi sentimento e pensiero umano, in questo caso ci riesce in maniera ineccepibile. C’è un contrasto fra il mondo fittizio che viene creato dalla mente di Michael, rafforzato dalla stop motion, e l’umanità con la quale vengono trattate determinate emozioni. Oltre a questo la cura per i dettagli dei personaggi e delle scenografie sono inappuntabili, conferiscono una sensazione di realismo inquietante. Kaufman, dopo ben sette anni di silenzio, è tornato con una storia complessa, densa di un triste umorismo e assolutamente imperdibile.
(a cura di Chiara Volponi)