Uno dei prodotti originali Netflix più attesi di quest’anno è la riproposizione in live action e sotto forma di lungometraggio di Death Note, manga di Tsugumi Ōba trasformati successivamente in anime che vede nel lungometraggio diretto da Adam Wingard l’ultima incarnazione della storia di Light, giovane adolescente che entra in possesso del Death Note, quaderno che gli permette di uccidere chiunque conoscendone nome e volto.
Come da tradizione oramai, soggiogato dal potere acquisito Light inizierà a compiere una vera e propria strage, eliminando chiunque, secondo lui, non sia degno di vivere in questo mondo. Quì iniziano le differenze con l’opera originale. Nella pellicola infatti i primi omicidi di Light sono compiuti per vendetta personale, non per sperimentare e per testare il piano di giustizia come nell’anime e nel manga. Ciò è emblematico di come la reinterpretazione del prodotto sia totale. Il miglior modo per godersi Death Note- Il Quaderno della Morte è, infatti, di dimenticarsi del suo titolo e viverlo per ciò che si dimostra essere: un buon teen-thriller di chiara ispirazione a Se7en (come la maggior parte dei thriller degli anni 2000, d’altronde) che vive grazie all’idea originale geniale del mangaka originale Ōba e la utilizza per costruire una storia ed un intreccio totalmente originale, snaturando il prodotto originale, non solo per gli eventi e i personaggi in sè. Ciò che viene modificato è il cuore del prodotto: la sua poetica. Vi sono minime tracce sia dell’interessantissimo dibattito etico sulle azione di Kira, sia dello scontro intellettuale tra di esso ed Elle (di cui rimane qualche dimenticabilissimo dialogo ed una semi-scazzottata). Eppure non per questo il film è completamente da buttare, perchè del resto va valutato (se non dai fan sicuramente da me e da chi ne scrive la proprio opinione come prodotto a se stante, prescindendo dall’ispirazione originale) per ciò che è: un film, appunto.
Ovviamente anche in questo senso è un prodotto ben lungi dalla perfeziona ma altrettanto lontano da esser un completo fallimento. L’anima di Death Note è, come riassunto in precedenza, quello di un classico thriller di derivazione finchiana con un soggetto che prende spunto dal prodotto di Ōba e costruisce attorno a queste basi un suo intreccio, con personaggi ed eventi unici. Non lasciatevi ingannare dai nomi che sono puro ed inutile fan service (che peraltro non funziona perchè ai fan dell’opera originale questo film non piacerà); i personaggi sono mossi da diversi motivazione ed hanno caratteristiche differenti (anche perchè gli eventi della storia sono differenti essi stessi). La sceneggiatura infatti non è di certo geniale, ma neanche pessima (questa medietà la riscontriamo in molte caratteristiche del prodotto, sarebbe il film preferito da Aristotele, probabilmente). I personaggi e gli eventi sono forse il lato più debole dell’intera produzione, sopratutto perchè, volenti o nolenti, chi conosce gli originali si renderà conto di come manchino di pathos e carisma. Stessa cosa si può dire per i dialoghi che, tolto qualche abbozzo di poetica molto raramente inserito, sono tutto sommato semplicemente mediocri, senza spiccare da nessun punto di vista. Il lato tecnico è forse quello più riuscito, Adam Wingard dirige con una maestria che va riconosciuta (specie perchè risolleva un prodotto che altrimenti sarebbe stato un vero disastro) ed anche il montaggio e la fotografia sono d’aiuto, specie in alcuni frangenti (le scene con i neon ad esempio per la fotografia, le scene d’azione invece si configurano come il momento migliore per il montaggio e la regia). In conclusione la parte migliore di tutto il film: il finale. Semplicemente non ci sarebbe potuto essere un finale meglio pensato per questa pellicola, poco da dire. Tutti i nodi vengono al pettine, i personaggi si evolvono in maniera molto interessante, il messaggio del film viene sbattuto in faccia allo spettatore e la chiusura della storia è geniale. Il finale rappresenta il vero motivo per guardare la pellicola (anche se siete fan dell’opera giapponese, fidatevi).
Death Note- Il Quaderno della Morte è un film fatto da Netflix per la maggioranza dei suoi utenti (e sono convinto che all’utente medio Netflix questo film piacerà). Ciò che hanno sbagliato i fan è stato credere fosse una pellicola fatta per piacere loro. Non lo è. Non è neanche un pessimo film, però è ben lungi da ciò che molti (me compreso) si aspettavano, eccezion fatta per un epilogo splendido e che dona alla produzione un vero motivo di esser vista e spiccare sugli altri thriller Se7en-like (oltre all’idea di base il cui merito va al maestro Tsugumi Ōba, ovviamente).
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