I 16 film con la miglior regia del 21° secolo secondo la Scimmia (in ordine di gradimento)

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5 – Al quinto posto addirittura 3 diverse pellicole

The Neon Demon, di Nicolas Winding Refn (2016)

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Neon demon è un film fatto di forme, di colori, di attimi intrisi di emozioni e di quelle sensazioni viscerali che tanto scuotono l’animo umano. La bellezza viene prima di tutto e la regia la esalta, sia quella del corpo e che quella della forma. Le inquadrature, attente alla geometria e a quelle cromie sempre perfettamente amalgamate tra loro, sembra esaltare il discorso poetico all’interno della pellicola, rafforzandolo. I campi lunghi, i movimenti di macchina lenti, e i giochi di luci fanno di quest’opera un meraviglioso e lungo videoclip, rappresentazione perfetta del vuoto incantevole.

(a cura di Davide Roveda)

 

Kill Bill Vol. 1 e Vol. 2, di Quentin Tarantino (2003/2004)

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La prima parte di questa storia inizia con una sposa ferita coperta di sangue, in una chiesa texana. Da qui in poi il film procederà per capitoli. Metodo di narrazione utilizzato per raccontare il viaggio di una ragazza (un’assassina professionista) che vuole la sua vendetta. La sposa compila una lista con tutti i responsabili del massacro, e per ultimo figura Bill. Tarantino gira un’opera grandiosa, ricca di citazioni e omaggi. Un esempio è la tuta della sposa, gialla con righe nere, che richiama Bruce Lee ed il cinema orientale. Ma gli omaggi sono diversi, tutti da scoprire. Tarantino sa come sfruttare la sua cultura cinematografica, non prende e appiccica sul suo film ma cita in modo intelligente aggiungendo il suo stile. La regia è studiata e sicura: il regista ci offre anche il tecnicismo, i movimenti di macchina sono innovativi e colpiscono l’occhio di chi guarda. Kill Bill è visivamente impressionante, con scelte uniche: come l’uso di un breve passaggio in animazione, o passare dal bianco e nero al colore con un battito di palpebre. I dialoghi sono geniali e mai sopra le righe, per una sceneggiatura di ferro. Così come lo è la caratterizzazione dei personaggi, tutti gli ostacoli che incontrerà la sposa lungo il suo sanguinoso cammino. Questo film mostra un Tarantino sicuro, con uno stile delineato e che non ha paura di sperimentare. Una delle sue opere più importanti, che lo porterà ad altre ugualmente eccelse. Un regalo per cui non lo ringrazieremo mai abbastanza. 

(a cura di Francesca Moretti)

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Non è un paese per vecchi, dei Coen (2007)

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Non è un paese per vecchi, è una pellicola dei fratelli Coen tratta dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, vincitore del premio Oscar per miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista. Texas 1980, al confine tra Messico e Stati Uniti, in un paese che dalle  dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones)  sembra aver abbandonato i vecchi valori per cadere in preda al caos, a  una violenza cieca e senza controllo, violenza che si incarna perfettamente nello psicopatico Anton  Chirurgh (Javier Bardem) sicario di professione animato da una distorta morale di vita. In seguito a una sparatoria tra narcotrafficanti Llewelyn Moss (Josh Brolin), cacciatore e reduce del Vietnam ritrova sul luogo della strage una valigetta contenente 2 milioni di dollari; prende la valigetta condannando la sua esistenza, infatti sulle sulle sue tracce si metterà lo spietato serial killer Chirurgh, reso ancora più spaventoso a causa di quel look volutamente ridicolizzante e dalla mania di lanciare una moneta per decidere il fato delle sue vittime . Lo sceriffo locale Ed Tom Bell scoperta la complessa situazione cercherà di proteggere Llewelyn dai pericoli in cui va incontro. Un capolavoro unico in pieno stile Coen, una pellicola che per le immagini iniziali e la fotografia ricorda ill western classico combinandosi poi con le atmosfere del Noir. Una regia impeccabile, asciutta, caratterizzata da una minuziosa cura al dettaglio: i Coen riescono a far percepire tensione (il dettaglio sull’involucro della caramella che lentamente riprende posizione), architettano perfette sequenze di suspense in montaggio alternato (il primo non-incontro tra Chigurh e Moss) tutta la pellicola è caraterrizzata da riprese lente dominate da lunghi silenzi interrotti da un colpo di pistola o da un’esplosione; l’intera pellicola infatti è scarsamente accompagnata da colonna sonora, facendo risaltare ancor più le immagini e i magnifici dialoghi che hanno reso cult l’opera.

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Impossibile non citare questo pezzo:

“A venticinque anni ero già lo sceriffo di questa contea. Difficile a credersi. Mio nonno faceva lo sceriffo e anche mio padre. Io e lui siamo stati sceriffi contemporaneamente, lui a Plano e io qui. Credo che ne andasse fiero, io ne andavo fiero eccome. Ai vecchi tempi c’erano sceriffi che non giravano neanche armati. Molta gente stenta a crederci. Jim Scarborough non portava mai la pistola, Jim figlio intendo, e neanche Gaston Boykins. Quello della contea di Comanche. Mi è sempre piaciuto sentir parlare di quelli dei vecchi tempi. Non ne ho mai perso l’occasione. Uno non può fare a meno di paragonarsi a loro, di chiedersi come avrebbero fatto loro al giorno d’oggi. C’è un ragazzo che ho mandato sulla sedia elettrica qui a Huntsville, qualche tempo fa. Su mio arresto e mia testimonianza. Aveva ucciso ammazzato una ragazzina di quattordici anni. Il giornale scrisse che era un crimine passionale, ma lui mi disse che la passione non c’entrava niente. Che da quando si ricordava aveva sempre avuto in mente di ammazzare qualcuno e che se fosse uscito di galera lo avrebbe rifatto. Sapeva che sarebbe andato all’inferno. da lì a un quarto d’ora ci sarebbe andato. Io non so cosa pensare non lo so proprio. Con la criminalità di oggi è difficile capirci qualcosa, non è che mi faccia paura l’ho sempre saputo che uno deve essere disposto a morire se vuole fare questo lavoro ma non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo… di uscire e andare incontro a qualcosa che non capisco. Significherebbe mettere a rischio la propria anima, dire OK, faccio parte di questo mondo.”

(a cura di Francesco Russo)