Cul-de-sac di Roman Polanski (1966)
Una malconcia coppia di gangster, uno moribondo, l’altro con un braccio rotto, irrompono nelle stanze di un imponente castello vicino al mare, abitato da due agiati ed eccentrici coniugi. Nel bel mezzo del nulla e con l’auto in panne, i malviventi si installano nell’abitazione ed attendono che l’arrivo del boss Katelbach li tragga in salvo.
Il terzo lungometraggio per il cinema di Roman Polanski è tra i più anarchici ed insoliti home invasion mai fatti, certamente il meno adrenalinico di questa classifica, giocato com’è sull’attesa e sull’abolizione della tensione drammatica in favore della trasfigurazione grottesca. Chi ama il regista, nel guardare questo film si troverà a casa; non mancano infatti parecchi degli elementi cardine del suo cinema: il sadomasochismo di coppia, l’isolamento, la follia e l’assurdo. Da riscoprire.
Orso d’oro al Festival di Berlino del 1966.