5. Pearl Harbor, di Michael Bay
ll fiore all’occhiello nell’esplosiva (in tutti i sensi) filmografia di Bay che con Pearl Harbor prova a coniare l’elemento visivo con una storia d’amore nei tempi della seconda guerra mondiale. Un triangolo amoroso che coinvolge Ben Affleck, Josh Hartnet e Kate Beckinsale che dà l’impressione di essere un qualcosa di già visto e le solite esplosioni targate Michael Bay, senza le quali il filmmaker non sa stare. Un mix che alza l’asticella qualitativa del regista americano che abbozza un minimo di trama usata come collante nel racconto prettamente storico dell’attacco americano. Il solito espediente narrativo per dar libero sfogo al visivo, tanto che la storia passa completamente in secondo piano, soggiogata dai spettacolari bombardamenti giapponesi alla flotta americana. Acclamato dalla critica come uno dei migliori film di guerra, l’idea di base sembra essere quella di voler esaltare l’America e la sua potenza sempre e comunque, anche nei suoi momenti di vulnerabilità.
Apprezzabile la coerenza narrativa, in linea con lo stile hollywoodiano, ma come al solito Bay cura molto di più l’aspetto visivo che non quello diegetico, colmando i vistosi cali di ritmo e la pochezza della sceneggiatura con spettacolari espedienti visivi, senz’altro degni di nota. Buon film nel complesso ma tanto, troppo, vorticoso.