I 10 film più sopravvalutati secondo la Scimmia – Parte 2

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4. Quasi amici, di Olivier Nakache

Quasi un bel film. A voler essere cattivi potremmo definire così Quasi Amici, annoverandolo in una folta schiera di lacrima movie dalle tematiche ampiamente inflazionate.

Osservando gli aspetti positivi, Quasi Amici è un film divertente e leggero, che non dimentica momenti di riflessione più seri e oscilla dunque tra commedia e dramma, raccontando quella che è usa storia di vita vissuta. Tuttavia l’incontro tra il facoltoso tetraplegico amante dell’arte Philippe e Dries, un giovane nero strafottente e disagiato delle banlieue parigine, ha dato vita ad una storia dal successo stellare, prima in Francia e poi all’estero.

Quasi Amici può essere un buon modo per trascorrere una serata senza pretese davanti alla Tv, ma da lì al grande film il passo è lungo e il percorso è travagliato. Non c’è niente del grande film in Quasi Amici. Soprattutto stucca questa noiosa retorica razziale di cui è colmo, risulta tremendamente falsa e artificiosa questa storia, pur vera, del nero povero e ribelle che incontra il bianco ricco, duro solo all’apparenza, pronto a sciogliersi di fronte a chi non lo compatisce per intraprendere anche una folle e diseducativa corsa in auto, posta strategicamente ad inizio film per catturare l’attenzione, ma ampiamente irrealistica.

Se non altro la scelta italiana del titolo volge verso l’aspetto più gradevole del film: la storia d’amicizia tra i due protagonisti. Indigeribile invece la descrizione superficiale della condizione di un tetraplegico, stemperata, senza che se ne sentisse il bisogno, dai comici siparietti tra i due. Quasi Amici in definitiva non approfondisce abbastanza, non sciocca, non commuove, non impressiona e perciò rimane solo un buon film, come ce ne sono tanti, davvero tanti.

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