3. Io sono Leggenda, di Francis Lawrence
Io sono leggenda è una pellicola che conferma il progressivo processo di impoverimento della valenza sociale e politica degli horror (so che definirlo tale è un azzardo ma ci arriveremo dopo) da un lato, e quello tecnico e ideologico dall’altro visto che, per andare incontro agli standard moderni, si cerca non più di incutere e raccontare il terrore, bensì la paura e lo spavento, l’atmosfera da film action con gli “zombie” lo dimostra pienamente, così come dimostra la voglia di adattarsi ai ritmi elevati del cinema commerciale contemporaneo, in un genere però, in cui la compassatezza del ritmo è tutto.
Chiamare horror la storia di Robert Neville, uno dei pochi sopravvissuti ad un’epidemia che rende le persone delle creature dalle parvenze demoniache affamate di carne (umana e non) può risultare una definizione errata ma, tristemente, è così.
Io sono leggenda è un “vero” film dell’orrore e la cosa più grave del suo, ovvio, successo è proprio questo. Il processo di cui parlavo in apertura viene completato in un film che è un atto di sfregio nei confronti del vero cinema horror, non solo quello sociale, che viene oltraggiato anche vista l’ispirazione ad uno dei capisaldi della letteratura dell’orrore con funzione sociopolitica, ossia l’omonimo capolavoro di Matheson (che ovviamente viene stravolto e cambiato in peggio) ma anche all’horror “puro” (come lo definirebbe Truffaut) di Bava, Argento e Fulci.