Chi ha paura di Virginia Woolf?, di Mike Nichols (1966)
Ancora una volta è un dramma teatrale ad essere adattato per il grande schermo. Film d’esordio per Mike Nichols, l’allora giovane regista alle prime armi si ritrova a lavorare con un cast di tutto rispetto, tra i quali figurano Elizabeth Taylor e Richard Burton. I due interpretano una coppia sposata, ormai non più giovane, che conduce un’esistenza monotona in un’anonima cittadina del New England, tanto da portare lei ad abusare di bevande alcoliche. Una sera, di ritorno da un party in compagnia di una giovane coppia di amici, i due in preda ai fumi dell’alcool cominciano a litigare, tirando fuori dall’armadio ogni scheletro. La giovane coppia, Nick e Honey, assiste impotente al dramma che si svolge davanti ai loro occhi.
‘Nessuno ti chiede di ricordarti tutti quegli schifosi film, ma almeno uno. Solo uno tra tanti polpettoni, nient’altro!’
Una pura formalità , di Giuseppe Tornatore (1994)
Roman Polanski ricorre nuovamente in questa lista, ora come attore però: interpreta un commissario di polizia. Durante una notte di tempesta, un uomo corre in un bosco e incontra dei gendarmi che gli chiedono i documenti. In assenza di questi lo sottopongono ad un interrogatorio. Il commissario gli spiega che deve trattenersi solo per una formalità , spiegandogli poi che quella notte, ‘è statauccisa una persona’. L’uomo, interpretato da Gerarde Depardieu, si presenta come Onoff, scrittore di fama amato dallo stesso commissario, che però non lo riconosce. I due sono diretti da Tornatore, che filma un noir atipico e intrigante, che fa leva su una forte suspence nella costruzione di un interrogatorio catartico alla scoperta dei motivi che hanno condotto Onoff in un bosco di notte.
‘Se gli scrittori sapessero in che bocche andranno a finire i loro scritti, si taglierebbero la mano.’
Sleuth, di Kenneth Branagh (2007)
Remake dell’omonimo film del 1972, diretto da Joseph Mankievicz, tratto a sua volta da un’opera teatrale. Gli interpreti del film originale erano Laurence Olivier e Michael Caine, quest’ultimo lavorerà anche al remake prendendo il posto di Olivier, affiancato da Jude Law. Una curiosità : è la seconda volta che Law interpreta un personaggio che all’epoca fu di Caine in un remake, l’altro caso è Alfie. La vicenda si svolge interamente nella casa di Caine, nella quale Law si reca per chiedere il divorzio da parte della moglie della quale è innamorato. E’ lo spunto per un duello psicologico, costruito da un dialogo sagace e battute argute. Un scontro/confronto tra un giovane attore di talento e un’icona del cinema britannico. Una sorta di thriller intellettualmente sadico molto raffinato.
‘Mai fidarsi dell’amore, amico mio. L’amore ti prende a calci nel culo mentre ti accarezza. Un minuto è amore, dieci minuti dopo è disprezzo.’
Il Merenghetti recita ‘…un gioco a incastri con tanti colpi di scena, forse troppi.Superbi, comunque, gli attori.’ Gli attori sono ancora una volta Michael Caine e Christopher Reeve, diretti da Sidney Lumet. Caine è un noto drammaturgo che in passato ha scritto numerose opere di successo, ormai in crisi creativa. Gli si presenta un’opportunità di ribalta quando riceve il manoscritto di un suo ex allievo, considerato l’opera perfetta. Decide di invitare l’autore a casa con lo scopo di ucciderlo con l’aiuto della moglie. Si scoprirà che in realtà i due sono amanti e hanno pianificato insieme la morte della moglie per cause naturali, data la malattia al cuore della quale soffre la donna. Ma come recita il Merenghetti, i colpi di scena non sono finiti qui; per un dramma che lascia lo spettatore affascinato e dubbioso per tutta la durata del film.
The Big Kahuna, di John Swambeck (1999)
La pellicola è ispirata dalla commedia teatrale ‘Hospitality Suite’ di Roger Rueff, che ha curato anche la sceneggiatura della trasposizione cinematografica. I protagonisti sono Kevin Spacey, Danny De Vito e Peter Facinelli, tre rappresentanti di commercio che lavorano per una fabbrica che produce lubrificanti industriali. Si ritrovano in una suite d’albergo dove devono ospitare e abbordare possibili nuovi clienti, in special modo uno grosso, the big Kahuna, il grande pesce. Inizialmente il cliente sembra non presentarsi e lo sconforto che ne consegue dà il via ad una profonda e amara riflessione sulla vita, sui rapporti umani, i legami emotivi e l’amore. Il film sembra essere una metafora proprio sui rapporti umani in generale. Se non può considerarsi un capolavoro, vale la pena almeno leggere il monologo finale… Accettate il consiglio, per questa volta.
‘Com’è che una persona si forma il carattere? Cioè è una cosa con cui uno nasce e che si rivela man mano nel tempo o si devono vivere certe cose?’