I 10 film più amati da Wes Anderson
Gli orecchini di diamanti a forma di cuore della giovane parigina Louise sono il pretesto di questo dramma sentimentale firmato Max Ophüls, regista tedesco considerato il maestro insuperato del genere melodrammatico. I suoi film sono cocktail di eleganza e intensità, sublimati da un aristocratico, impeccabile senso della composizione.
Il suo stile cinematografico è contraddistinto da elaborati e raffinatissimi movimenti di camera, che conferiscono un andamento musicale ai suoi film. La sua tecnica più imitata è quella di muovere la camera circolarmente intorno a un soggetto statico.
“Max Ophuls ha fatto un film perfetto, nient’altro da dire.”
La presa di potere di Louis XIV, Roberto Rossellini (1966)
Il film per la televisione del 1966 di Rossellini ha conquistato il regista di Moonrise Kingdom. Prodotto dal canale televisivo francese ORTF, poi presentato al Festival di Venezia e distribuito anche nelle sale cinematografiche, questo film in costume è un’accurata ricostruzione storica dell’ascesa al potere del Re Sole.
“L’uomo che interpreta Luigi non riesce a nascondere il suo accento, neanche alle orecchie di qualcuno che non può parlare francese, eppure è tremendamente affascinante… Cosa significa effettivamente la buona recitazione allora? Questo film non pone che domande essenziali.”
Asfalto che scotta, Claude Sautet, (1960)
Asfalto che scotta è un film del 1960 diretto da Claude Sautet e basato su un romanzo di José Giovanni. Il film racconta le vicende del gangster ricercato Abel Davos, condannato a morte in contumacia e ricercato dalla polizia, mentre fugge con la moglie e i due figli in Italia.
Definito un perfetto equilibrio tra noir, azione e analisi psicologica, Asfalto che scotta è considerato uno dei migliori noir francesi di sempre.
“Sono un grande fan di Claude Sautet, che scoptti grazie al suo Un coeur en hiver (Un cuore in inverno) nel 1992.”
L’angelo sterminatore, Luis Buñuel (1962)
Considerato il miglior film del maestro spagnolo, il film è tratto da un soggetto teatrale di José Bergamin, Los naufragos, sceneggiato oltre che dallo stesso Buñuel anche da Luis Arcoriza.
Dopo una prima teatrale, una comitiva dell’alta borghesia viene invitata a cena in una villa di amici. Sul tardi, mentre ascoltano una pianista, si accorgono che la servitù si è inspiegabilmente eclissata. Cercano di uscire dalla villa ma qualcosa li trattiene. Sono prigionieri di loro stessi e improvvisamente si ritrovano, quasi fosse il giorno dell’Apocalisse, a piangere sul loro destino.
La trama de L’Angelo Sterminatore è un pretesto per scavare nei meandri della psicologia umana del mondo borghese la cui morale, per Buñuel, diventa anti-morale.
“Buñuel è il mio eroe. Mike Nichols ha detto una volta ad un giornale che pensa a Buñuel ogni giorno, credetemi, anche io.”