I 10 peggiori film del 2016 secondo la Scimmia (in ordine di gradimento)
8) Collateral Beauty, di David Frankel
[a cura di Lapo Maranghi]
Valutazione: 4,5/10
Eccoci al più riuscito lacrima movie dell’anno. Se si mettono insieme i minuti di pianto di questo film si potrebbero forse eguagliare i minuti di battaglia de Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (perdonate l’accostamento). L’idea di fare una rivisitazione moderna del Canto di Natale di Dickens sarebbe anche interessante (per quanto appunto non originale), ma scade tremendamente nella banalità. La costruzione della sceneggiatura è talmente meccanica e ripetitiva che si può indovinare il succedersi delle scene dalla metà del film in poi. Gli attori mostrano solo facce attonite e occhioni lucidi. Quello che ne esce peggio è Will Smith, già mediocre di suo, catapultato in una clamorosa inversione di ruoli con Edward Norton, ben più adatto ad interpretare la figura del protagonista. Fa tristezza vedere un cast di primo piano riunito dai soldi in una scrittura indegna anche di finire in uno sceneggiato tv domenicale.
Lo script ci prova con la sorpresa nel finale, intuibile facilmente da metà narrazione e celata solo da elementi circostanziali piazzati lì a scoraggiare una simile interpretazione (insomma la classica presa per i fondelli allo spettatore). Il film ci riprova con la super-sorpresa finale che, se possibile, peggiora solo la situazione, provando a portare una ventata di mistero che però si trasforma miseramente in una sheckerata di indecisione.
Quanto al titolo, che dovrebbe rappresentare la tematica principale della pellicola, bhe, davvero difficile parlarne: la bellezza collaterale, un nome figo per nominare il niente, un non-concetto che stenta ad essere trasmesso dagli innumerevoli dialoghi forzati, leziosi, fitti di luoghi comuni, ripetitivi e stereotipati del film.
Ma la colpa è dello spettatore che decide di guardarlo: diretto dal regista di Io&Marley, scritto dallo sceneggiatore di Due cuori e una provetta. E’ andata anche troppo bene.