In un’intervista a EW, Cristopher Nolan ha raccontato la creazione del film Dunkirk; una storia della II guerra mondiale che sta riscuotendo molto successo.
Il film con Tom Hardy, Kenneth Branagh e Mark Rylance porta gli spettatori in aria, in mare e sulla terra; raccontando l’evacuazione dei 400 mila soldati dei soldati alleati dalla cittadina francese di Dunkirk nel 1940. Soldati bloccati da un canale di 50 miglia il cui attraversamento poteva voler dire salvezza. Oltre ad un breve video correlato all’intervista vi riproponiamo alcune domande interessanti.
Il regista ha risposto a diverse domande riguardanti le sue ispirazioni e le scelte effettuate per il film. Tra le varie domande se ne trova una riguardante la struttura del film: 3 storie che avanzano con tempi differenti, svolgendosi una in una settimana, una in un giorno e l’ultima in una sola ora. Un aspetto particolarmente interessante che il regista ha voluto sottolineare: “Mi è divenuto chiaro che se voglio mettermi nei panni di qualcuno intrappolato sulla spiaggia ma allo stesso tempo di qualcuno nella cabina di un aereo da combattimento, per una missione della durata di un’ora, che le due storie devono funzionare su lassi di tempo differenti. Il pubblico capisce dall’inizio che le tre trame si incontreranno e questa anticipazione serve a far crescere la tensione della storia.“
Un’altra particolarità del film è il suo brevissimo script, solo 76 pagine: “Volevo raccontare una storia prevalentemente attraverso le immagini. Per me questo film è come il terzo atto di un film più grande. Recentemente ci sono stati altri film che hanno usato questa tecnica, come Mad Max Fury Road o Gravity, dove lo spettatore affronta le cose esattamente come lo fanno i personaggi.“
Una grande differenza rispetto al suo ultimo film, Interstellar, dove i dialoghi avevano un ruolo centrale all’interno della trama, portandoci a chiederci se Dunkirk non voglia essere una reazione al suo ultimo film: “Si cerca di non pensare troppo a quello che si è fatto, ma allo stesso tempo non si vuole essere ripetitivi. Si cerca in un film degli elementi che si vogliono espandere. Per esempio in The Dark Knight Rises, quando viene introdotto Bane, abbiamo deciso di filmare una complicata scena aerea. Per questo film ho voluto ripartire da lì.“
Un regista sempre più di successo che non sembra annoiarsi mai sul set: “Il pericolo per chi fa cinema, gettandosi ossessivamente nell’esperienza di fare un film, è che le realtà che crei diventano molto importanti per te, e ci vivi dentro. Ci sguazzi dentro. È molto divertente. Per me l’esperienza di tuffarsi in una realtà alternativa e cercare di modellarla come si desidera è molto eccitante. Ne sono completamente assuefatto.“