Oggi parliamo di film che non hanno avuto la giusta visibilità. Di generi differenti e anche di paesi meno considerati nel mondo del cinema. Distacchiamoci per un attimo dai numerosi prodotti che ci arrivano dagli Stati Uniti, non sempre così brillanti.
Amer di Helen Cattet e Bruno Forzani (2009)
Conosciamo Ana, attraverso vari fasi della sua vita: infanzia, adolescenza e vita adulta. La ragazza tornerà, da grande, in questa isolata villa, dove ha trascorso la sua infanzia. Un prodotto completamente innovativo. Questo thriller-horror girato dai due registi, coniugi nella vita, è certamente frutto di una sperimentazione visiva. I dialoghi sono quasi del tutto assenti, ma non ci occorrono per conoscere Ana. Montaggio e fotografia eccellono, deliziano l’occhio dello spettatore. Attraverso ricordi ed eventi strani, si arriva a costruire una tensione che funziona. Anche la notte ha un suo ruolo preciso: la luce varia dai toni del verde al blu. Anche dei semplici rumori possono inquietare (come i denti di un vecchio pettine) se distribuiti con sapienza al giusto momento. Amer scorre impetuoso nella sua narrazione, fino a condurci al finale. Sembra quasi riduttivo descriverlo con poche frasi, un film così unico va guardato più volte per coglierne tutti i richiami e le sfumature. Impossibile da dimenticare.