Castaway on the Moon è un film sudcoreano del 2009 diretto da Lee Hae-jun, che racchiude in sé tre generi diversi: dramma, commedia e avventura. Questa pellicola racconta la storia di Kim Seung-geun, un uomo economicamente sul lastrico e appena uscito da una relazione sentimentale, che cerca di suicidarsi gettandosi da un ponte di Seul, sul fiume Han. Il tentativo non va a buon fine, e finisce su un isolotto disabitato che (non sapendo nuotare e avendo la batteria del cellulare scarica) potrà difficilmente lasciare. Tuttavia, la solitudine forzata e l’intervento da parte di una ragazzina, lo aiuteranno a fare i conti con i propri demoni.
Castaway on the Moon, pur non essendo conosciutissimo, rappresenta una piccola perla del cinema asiatico. Tratta tematiche/insegnamenti davvero profonde e interessanti, che lo rendono unico e speciale. Andiamo qui di seguito ad elencarvi le 7 più rilevanti:
1) Hikikomori
L’unica persona ad accorgersi della presenza del protagonista su questa sorta di isolotto è Kim Jung-yeon, una ragazza che vive segregata nella sua stanza. I suoi unici contatti col mondo esterno sono internet e una macchina fotografica dotata di teleobiettivo, con la quale osserva la luna e la città circostante.
Il fenomeno dello hikikomori può essere considerato come una volontaria esclusione sociale, una ribellione alla cultura tradizionale e all’intero apparato sociale, da parte di adolescenti che vivono reclusi nella loro casa o nella loro stanza, senza alcun contatto con l’esterno (né con i familiari, né con gli amici). Si utilizza il termine hikikomori per coloro che si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni, e lì si isolano, per un periodo superiore ai 6 mesi.
Lo stile di vita di questa categoria di persone, è caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia completamente invertito. Le ore notturne spesso sono dedicate a componenti tipiche della cultura popolare orientale, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti, con quelli mediati via internet. La mancanza di contatto sociale e la prolungata solitudine hanno effetti profondi sullo hikikomori che, gradualmente, perde le competenze sociali, i riferimenti comportamentali e le abilità comunicative necessarie per interagire con il mondo esterno. Solitamente lo hikikomorilascia di rado la sua abitazione, chiedendo che il cibo gli sia lasciato dinanzi alla porta, e consumando i pasti all’interno della propria stanza.
2) Per essere felici, non è necessario vivere seguendo gli schemi che la società ci impone
All’inizio del film non si hanno molte informazioni su Kim Seung-geun, ma molte possono essere intuite: è un uomo di mezza età, economicamente sul lastrico, che svolgeva una professione probabilmente stressante e che ha appena rotto da una lunga relazione. Nonostante stesse andando tutto male, aveva comunque una vita “normale” e conforme agli standard generici che la società impone.
Una volta finito su quell’isolotto e senza via di scampo, il protagonista deve cambiare completamente stile di vita, adeguarsi alle nuove condizioni e tornare a vivere come una sorta di “uomo primitivo”. Non ha tecnologia, non ha un’abitazione, l’acqua e il cibo scarseggiano e può contare solamente sulle proprie forze. Paradossalmente (ma neanche tanto) questa vita priva delle principali comodità (ma anche di stress) sono un vero toccasana per l’uomo, il quale si creerà un suo piccolo e felice spazio di mondo.
Come detto in precedenza, Kim Jung-yeon è una ragazza hikikomori che ha deciso di emanciparsi da qualsiasi contatto umano e sociale. Dopo aver visto, grazie al suo teleobiettivo, che il protagonista aveva scritto “Help” sulla sabbia del suo isolotto, la ragazzina decide di aiutarlo compiendo un passo (vista la sua situazione) di un coraggio e di un altruismo straordinari: uscire di casa e combattere le proprie paure. Per farlo, indossa un casco, come se fosse un astronauta; in effetti la Terra, e tutto quello che c’è fuori della sua stanza, è come se fosse un nuovo pianeta, meraviglioso e tutto da esplorare.
4) Crearsi un’immagine virtuale
Kim Jung-yeon è una ragazzina molto timida, insicura e caratterizzata da un particolare tratto somatico: ha un’escoriazione ben visibile sul volto, che cerca di coprire con il suo ciuffo di capelli. Come accade a molti ragazzini di oggi – nell’era dei social network, e in una società dove “diverso” è inteso come sbagliato – invece di crearsi una vita vera al di fuori della sua stanza, decide di crearsi un’immagine virtuale dove essa è bella, socievole e in gamba; in poche parole, perfetta.