La fortuna, oppure la voglia di riuscire a fare del cinema. Chissà cosa abbia spinto giovani registi a creare le loro prime opere, facendole diventare veri e propri cult. Partendo da Quentin Tarantino e passando per Sam Raimi, fino ad arrivare ad un giovane italiano che ha saputo rilanciare il cinema nostrano.
1. Le Iene, Quentin Tarantino
Partiamo alla grande con l’osannato Tarantino. Le iene, titolo originale Reservoir dogs, che si dice tragga origine dalla pessima pronuncia del regista della frase in francese “Au revoir les enfants”, dalla cui storpiatura nacque il titolo del film d’esordio di quella che sarebbe diventata un’icona del mondo del cinema moderno. La pellicola presenta già le caratteristiche che tipizzeranno l’intera filmografia tarantiniana, un gusto per la violenza demistificata ma brutale nella sua dimensione normalizzante; nonché il fascino per la cultura pop americana data dalla cinefilia e dalla passione per la musica del regista; e per finire da personaggi e dialoghi carismatici e magnetici entrati nell’immaginario collettivo di tutti noi. Tutti questi elementi fanno dell’opera prima di Tarantino un cult a tutti gli effetti.
Si prosegue con Donnie Darko film d’esordio del meno fortunato Richard Kelly che non troverà la stessa fortuna di Tarantino e sparirà dalle scene, salvo per due film di scarso successo. Enigmatico, contorto a livelli allucinanti, Donnie Darko ha conquistato i cuori di un’intera generazione, che si riconosceva nel freddo, stravagante omonimo protagonista, dotato tuttavia di un’intelligenza e carisma sopra la media. Il film ha aperto le porte della celebrità a Jake Gyllenhaal, uno dei migliori attori in circolazione; inoltre continua a mietere vittime che si affanno a dare un senso a quanto hanno visto, escogitando teorie più fantasiose del film stesso.