“La pietà non esisteva nella vita primordiale. Veniva scambiata per paura e il malinteso poteva significare morte.”
Il richiamo della foresta, Jack London
Una notte di passione e follia inaspettata dal risveglio molto brusco, è così che ha inizio l’avventura di Naz, il protagonista di The Night of. Una serata che il giovane studente universitario di origini pachistane avrebbe dovuto passare ad una classica festa da college. Ma il destino ha dei programmi differenti per Naz e la casualità vuole che quella notte incontri la bellissima Andrea Cornish. Un concatenarsi di eventi porta Naz a prendere dell’ecstasy offerta da Andrea e passare la notte con lei. Una serata piena di vita fatta di droghe, alcool e giochi macabri a cui segue un risveglio anti climatico; la povera ragazza trovata nel suo letto in un lago di sangue. Da qui inizia la vera e propria odissea di Naz , diventando il primo sospettato dell’omicidio della ragazza e venendo messo in carcere preventivo per tutta la durata del processo.
Un giallo che non sembra portare nulla di nuovo al genere, ma che in realtà nasconde una superba sceneggiatura e una qualità dilagante in tutti i suoi aspetti, partendo dall’opening. Steven Zaillian è testimone di quest’ultima, scrittore non solo di Schindler’s List per Spielberg (vincendo l’oscar) ma anche degli script di American Gangster, Gangs of New York e Millenium – uomini che odiano le donne. Famoso come sceneggiatore ma molto abile dietro la cinepresa come dimostra in questa serie. Nella creazione della serie è stato al suo fianco Richard Price, in passato sceneggiatore per la serie The Wire, mentre alla fotografia ha lavorato Rober Elswit apprezzatissimo per il suo lavoro in There Will Be Blood e considerato come uno dei direttori della fotografia più versatili di Hollywood. Una qualità riscontrata soprattutto nella cura dei dettagli e nelle piccole sotto trame che riescono a rendere più reale il tutto. Un merito che in questo caso va dato a Price e al suo aver scritto uno script sensazionale, dando vita a dialoghi spesso contraddistinti da un leggero humor e facendo parlare gli avvocati e gli agenti forensi esattamente come ci aspetteremmo facessero. Il tutto su uno sfondo molto noir, dato da una città di un grigiore opprimente e ferroso, che sembra voler richiamare l’inevitabile caduta di Naz nel baratro del sistema giuridico. Una serie che oltre ad essere un modello di come scrivere una sceneggiatura, è un ottimo risultato di espressione artistica. Una storia che mantiene un senso di incertezza dall’inizio alla fine, non solo lasciando la suspense intatta ma intensificandola gradualmente; un aspetto particolarmente raro in un giallo televisivo.
La serie inizialmente sembra presentare i personaggi più tradizionali del giallo, per poi ribaltare la classica connotazione proponendoci qualcosa di più realistico: un innocente che potrebbe però essere colpevole, un detective che incarna meno di quanto si possa pensare i classici cliché e un avvocato difensore idealista ma allo stesso tempo molto opportunista. L’avvocato John Stone, interpretato brillantemente da John Turturro, è un personaggio scapestrato, divorziato, con un ridicolo slogan per accaparrarsi tutti i casi più rapidi che New York può offrire e torturato da un eczema ai piedi che lo rende estremamente repulsivo. Un personaggio centrale in tutta la serie poiché riesce nel personificare le contraddizioni stesse che la serie esplora. In ogni momento mostra degli sprazzi di dolcezza e di scontrosità, di stanchezza e risolutezza e ancora di idealismo e disinteresse. Ma anche dimostrando tutta la sua incapacità di essere un uomo moderno in carriera, Stone si rivela un uomo capace di amare; non solo il suo lavoro e il senso di giustizia, ma persino il gatto lasciato indietro dalla ragazza assassinata. Proprio tra l’animale e Naz la trama crea un’analogia, mostrando come il destino di entrambi sia nelle mani di Stone. L’avvocato cercherà infatti di abbandonare più volte l’animale mostrando tutto il disinteresse possibile per la sua vita, ma celando in realtà un grande affetto per quest’ultimo. Un tentativo di dimostrare il suo menefreghismo che finirà per rivelare, in realtà, il suo animo caritatevole.
Interpretato da Riz Ahmed, attore emergente presente in Rogue One e Nightcrawler, Naz è un universitario per bene senza alcuna apparente macchia che vada a sporcare il suo curriculum da bravo ragazzo. Risucchiato suo malgrado nel sistema carcerario si percepisce immediatamente come il dubbio tra innocenza e colpevolezza passi in secondo piano, sottolineando una necessaria perdita dell’innocenza per sopravvivere alle violenze fisiche e psicologiche perpetrate nella prigione. Indipendentemente dal risultato finale Naz affronterà un percorso che lo segnerà per sempre, spezzandolo; intraprendendo una strada che porta alla sopravvivenza, ma sacrificando l’essere se stesso… o forse portando alla luce il suo lato più selvaggio e nascosto, liberando così la sua vera essenza.
In prigione Naz entrerà in contatto con Freddy, una sorta di capo non ufficiale della prigione che gestisce ogni illecito giro d’affari tra le mura carcerarie. Un personaggio che funge da guida spirituale in gattabuia e che consiglia a Naz di leggere un libro per sopravvivere: Il richiamo della foresta di Jack London. Il libro racconta la storia di un cane che risponde al richiamo della foresta e ad una vita selvaggia, diventando il capo di un branco di lupi. Una storia di sopravvivenza e di ritorno alla primitività, sottolineando che quando la vita diventa bestiale, solo il più forte sopravvive. Come nelle teorie darwiniane la sopravvivenza diventa il premio per l’individuo che meglio si adatta all’ambiente che lo circonda. Lo stesso Naz vivrà questa realtà sulla propria pelle, subendo un cambiamento di ambiente che gli imporrà di mostrare tutte le sue forze cercando di sopravvivere, rivelando così la brutalità dello spirito umano quando viene attivato l’istinto di sopravvivenza. Tutto sotto l’occhio di Freddy che continuerà però a vedere in lui un unicità incontrastata, un esemplare unico, un innocente tra le bestie. Ahmed fornisce in questo senso un’interpretazione convincente, riuscendo con sorprendente abilità a mostrare la trasformazione fisica e mentale del personaggio. Nel complesso una serie capace di dare a quelle che spesso risultano essere delle interpretazioni di poco conto, un continuo e sorprendente senso di grandezza.
The Night Of è un giallo politico alla Law And Order ma che ricorda per sensazioni e ambiente True Detective. Una serie che crea dipendenza fornendoci un mistero brillante e che, non appena conclusa, vi farà venire voglia di riguardarla con altri occhi. Con le sue mezze verità, un accattivante enigma e una rara qualità, lo show riesce a catturare lo spettatore lasciandolo vagare nel dubbio delle annebbiate memorie del giovane Naz.