Les fantômes d’Ismaël di Arnaud Desplechin Film d’apertura del festival. Una scelta che ha scatenato molte polemiche da chi si aspettava un blockbuster ad aprire e chiudere il Festival (tra i papabili c’erano Alien: Covenant di Ridley Scott, King Arthur di Guy Ritchie, Dunkirk di Christopher Nolan e Valerian e la città dei mille pianeti di Luc Besson). La decisione sembra un contentino dopo le dure polemiche di due anni fa in seguito alla scelta di escludere dal concorso principale il suo I miei giorni più belli, nonostante sia stato amato sia dal pubblico che dalla critica (per molti fu addirittura l’opera più meritevole della Palma d’Oro).
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Mugen Non Junin di Takashi Miike
Onnipresente a qualsiasi festival data la sua prolificità (gira praticamente ogni anno almeno un film). Eclettico sui generi, ma allo stesso tempo non rinuncia mai al suo tocco (da alcuni erroneamente definito kitsch), nella sua carriera ha girato western (Sukiyaki Western Django), film storici (13 assassini), J-horror (The Call), commedie (Yattaman) e film cult incatalogabili come Ichi The Killer o Gozu.
Regia Roman Polanski, sceneggiatura lui stesso e Oliver Assayas (vincitore lo scorso anno a Cannes del premio per la miglior regia con Personal Shopper ex aequo con Cristian Mungiu), colonna sonora Alexandre Desplat, nel cast Emmanuelle Seigner (moglie di Polanski) e Eva Green. Non servono altre parole penso.
Un solo rammarico, non averlo a Venezia (il film di Polanski e quello di Bruno Dumont, molti se li aspettavano in concorso al prossimo Festival di Venezia, ma invece sono stati aggiunti alla selezione di Cannes all’ultimo momento).