4) L’estate di Kikujiro di Takeshi Kitano (1999)
Ancora Giappone, ancora un maestro. Kitano firma la sua opera apparentemente meno violenta e più leggera: un viaggio intrapreso a piedi da un maldestro ed impulsivo yakuza, Kikujiro (vero nome del padre del regista ed interpretato dallo stesso Kitano), per accompagnare un bambino dalla madre che non ha mai conosciuto. Una serie di incontri, abilmente riversati in una piega comica, insegneranno al piccolo il valore pedagogico del gioco in una realtà variegata e spesso ingiusta. La violenza c’è, ma sotterranea, stemperata ed esorcizzata in un film che fa della classica leggerezza orientale la propria vis poetica. Mai come per questo poliedrico e geniale autore giapponese vale il detto, spesso abusato quando si parla di cinema “ogni immagine è un quadro”.
