8) Manchester by the sea di Kenneth Lonergan (2016)
Titolo forse un po’ off-topic (certo non suffraga la tesi “genitori si nasce”), ma davvero calzante nell’ottica del fondamentale rapporto che si può instaurare tra un adulto in difficoltà e un giovane senza più punti di riferimento. Casey Affleck è Lee Chandler, un uomo impermeabile a qualsiasi emozione. Quando suo fratello muore, ciò che gli lascia è l’indesiderato affidamento del nipote adolescente. Le domande drammaturgiche sono due: per quale motivo Lee è diventato quell’uomo apatico che è? Riuscirà a occuparsi del nipote e a far pace con sè stesso? Una sceneggiatura e delle interpretazioni (soprattutto quella di Affleck jr) magistrali, giustamente premiate con l’Oscar, animano uno dei film americani più interessanti della scorsa stagione. Un dramma stemperato sui rapporti da ricucire per rimettere in piedi sé stessi, pur riconoscendo i propri limiti: “Scegliete la vita” direbbe Mark Renton. Da antologia l’ellittico flashback sull’Adagio di Albinoni, vero e proprio punto di svolta per l’atteggiamento dello spettatore nell’approccio alla pellicola. Una sequenza, questa, da far rivedere a chi ha bollato il film come “strappalacrime”. Niente di più falso.
