Si deve attendere gli anni ’60 però per cominciare a vedere i primi wuxia in occidente, anche se, ovviamente, sono sempre rimasti un prodotto di nicchia al di fuori della Cina. I film di King Hu e dello Shaw Brothers Studio (su tutti Chang Cheh) di quel periodo sono tra le pellicole più conosciute e più apprezzate del genere. Hu, in particolare, diede grande lustro al genere ed al cinema cinese quando “A Touch of Zen” (1971) vinse il Premio tecnico a Cannes nel 1975.
King Hu, a partire da “Come Drink With Me“, creò un nuovo immaginario nel genere più di chiunque altro. I suoi film sono caratterizzati dalla presenza di un eroe di sesso femminile, cosa mai vista fino a quel momento, prendendo in prestito le tecniche di montaggio occidentali e i film di samurai giapponesi per combinarli con la tradizione estetica e filosofica della cultura cinese.
Chang Cheh, spesso chiamato “Il padrino del cinema di Hong Kong”, è stato un regista molto prolifico arrivando a dirigere per lo Shaw Brothers Studio quasi 100 film di vario genere. Nell’ambito che interessa a noi, Cheh è particolarmente famoso per aver dato vita ad una delle saghe più importanti del wuxia, ovvero quella dello “One-Armed Swordsman“, che prende il nome dall’omonimo film del 1967 e che narra le gesta di uno spadaccino che combatte con un solo braccio.
Il genere subisce una battuta d’arresto nei decenni successivi, quando è un altro genere cinese ad essere in voga. I film gongfu, trascinati in occidente dal grande successo di Bruce Lee, dominano il panorama della produzione cinematografica cinese, essendo molto richiesti all’estero. In alcuni paesi, come in Italia, arriveranno però dei wuxia “mascherati” da gongfu, contribuendo, seppur in maniera limitata, ad una diffusione maggiore del genere. Si dovranno aspettare infatti molti anni per vedere tornare il wuxia al centro dell’attenzione, sebbene pellicole di grande valore siano state prodotte anche in questo periodo, tra cui è impossibile non segnalare il tributo di John Woo a Chang Cheh con “Last Hurrah to Chivalry” e l’approccio al genere di un maestro come Wong Kar-Wai, che declina a suo modo il genere in “Ashes of Time“, oltre alla trilogia “Swordsman” di Tsui Hark, altro grande cineasta cinese che spazia in molti generi ed a cui dobbiamo una buona parte della nascita della cosiddetta Nouvelle Vague Cinese.